“La rivoluzione digitale ha stravolto il mercato dei periodici. Nel 2008 oltre il 55% dei ricavi di Mondadori proveniva proprio dai periodici che contribuivano per il 70% alla redditività totale, una quota dovuta soprattutto alla Francia. In Italia nel 2013 i magazine Mondadori hanno perso oltre 20 milioni di euro. Dovevamo spostare il core business”. Con queste parole Ernesto Mauri, amministratore delegato del Gruppo Mondadori e presidente di Mondadori libri, racconta in un’intervista al Corriere della Sera le motivazione che hanno spinto Mondadori ad acquisire Rcs Libri.
Mauri prosegue spiegando che “abbiamo studiato il mercato: Rcs Libri era in vendita. Conosciamo profondamente l’editoria libraria, ha un modello di business consolidato anche nella sua evoluzione, in cui l’impatto del digitale è chiaro e meno incerto rispetto ai periodici”. Secondo quanto affermato dal presidente di Mondadori, la casa editrice aveva il 31% cinque anni fa, la proiezione a seguito dell’acquisto di Rcs porta il dato al 35% del trade, il non scolastico.
Ma Mondadori ha intenzione di istituire un monopolio nel mondo dell’editoria italiana? Mauri risponde affermando che se fino a oggi “non abbiamo compiuto aggressioni, non vedo perché dovremmo cominciare ora. Il problema è il mercato italiano: in decrescita, frammentato, di piccole dimensioni, 1,2 miliardi per il trade . È essenziale poter contare su una massa critica per essere competitivi, economicamente sani e assicurare un traino al settore. Mondadori nel 2014 ha ricavato dal trade oltre 200 milioni, Rizzoli 110: e a loro non sono bastati per una gestione efficiente. Insieme arriveremo a un giro di affari intorni ai 330 milioni. Egemonia? Hachette in Francia nel 2014 ha fatturato il doppio di noi in un mercato da oltre 3 miliardi. In Germania Random House ha registrato ricavi per 630 milioni in un mercato da 3,8 miliardi”.
La vicenda porta con sé un’altra preoccupazione, relativa all’identità dei marchi. Su questo il presidente di Mondadori rileva che “se un marchio perde specificità, quindi libertà, perde anche valore. Abbiamo tutto l’interesse a tutelare l’identità dei brand. Nel 1994 abbiamo acquisito Einaudi in una situazione economicamente disastrosa. Oggi è il fiore all’occhiello del gruppo: è rimasta se stessa e produce utili. E così Piemme e Sperling & Kupfer. Lo stesso criterio adotteremo, adesso, per i marchi di Rcs Libri”.
Più di ogni altra cosa, però, Mauri rifiuta il termine Mondazzoli: “Una volta per tutte: non c’è stata una fusione, ma un’acquisizione! I marchi restano quelli che sono. Autonomi, con la loro peculiarità. E il loro nome”. Resta da vedere cosa ne pensi l’Antitrust, ma il presidente di Mondadori è fiducioso. “Naturalmente ci rimetteremo alle eventuali indicazioni dell’Autorità – afferma – ma non mi aspetto misure restrittive del mercato, che lo indebolirebbero, ma favorevoli. Con l’acquisizione di Rcs Libri restiamo sotto la soglia del 35% dei libri trade. Un fatturato più importante riduce i costi fissi e consente di investire di più sui libri, a vantaggio di tutta la filiera: gli autori, cui viene garantita uguale pluralità; la distribuzione, dove esistono operatori più grandi di noi; i librai, perché potranno contare su un editore forte che spingerà ancora di più il mercato”, conclude Mauri.
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