S’è svegliata l’Ue: faro su Google e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. La Commissione è pronta ad aprire l’istruttoria su cui, negli ultimi mesi più che mai, si son sgolati gli editori di tutto il vecchio continente. Il colosso di Mountain View finisce nel mirino perché, e sarà proprio l’indagine ad appurarlo, è accusata di “saccheggiare” opere protette dal copyright per fornire contenuti generati con l’intelligenza artificiale. Che si tratti di video o di contenuti di altro genere.
A rendere ufficiale la notizia, che pure circolava da tempo tra gli uffici Ue, è stata la vicepresidente della Commissione Teresa Ribera. “Stiamo indagando se Google possa aver imposto termini e condizioni ingiusti a editori e creatori di contenuti, mettendo al contempo in una posizione di svantaggio gli sviluppatori di modelli di intelligenza artificiale rivali, in violazione delle norme sulla concorrenza dell’Ue”, ha affermato l’esponente dell’esecutivo Ue a cui è stata affidata la decisiva delega all’Antitrust.
L’elenco delle doglianze è lungo e articolato. I servizi generativi basati sull’Ai potrebbero avvalersi dei contenuti protetti dal diritto d’autore e senza un adeguato compenso corrisposto proprio agli editori. E senza concedere loro nemmeno la possibilità di rifiutare che un algoritmo possa ravanare nei loro contenuti. C’è nel mirino la questione, decisiva, dei “riassuntini” restituiti online alle ricerche degli utenti. Un guaio per i siti che hanno visto crollare il traffico su cui si reggono. Perché Google “trattiene” sulla sua piattaforma gli utenti. Insomma, la questione è calda. E l’Ue s’è svegliata: Google e l’intelligenza artificiale.
Gli editori restano alla finestra e attendono. Da questa indagine può scaturire un cambio di passo. Che era già stato invocato, anche in Italia, dal documento congiunto firmato da Fieg, Crtv e altre sigle di categoria.
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