Ricardo Franco Levi, in un’intervista sull’Unità si dice favorevole a mantenere il sostegno pubblico all’editoria che “Esiste in tutt’Europa”, aggiungendo che “Se si volesse arrivare a cancellare il sostegno, ci sarebbe un drammatico impoverimento del pluralismo dell’informazione. Ma bisogna accertare che il sostegno venga dato solo a chi ne ha il diritto in modo da evitare cattivi usi e sprechi”. Il ddl di riforma dell’editoria di Levi non ha fatto in tempo ad entrare in Parlamento ma verrà riproposto se il Pd vincerà le elezioni. Il ddl cercava di dare un taglio alle spese dello Stato per i contributi alla stampa. Come spiega lo stesso Levi, il ddl prevede, per quanto riguarda i contributi diretti, un vincolo per i giornali di partito: “Dovranno fare riferimento ad una forza politica che abbia il proprio gruppo parlamentare in una delle due Camere. Il che vuol dire una drastica riduzione del numero dei soggetti che possono richiedere di avere un giornale. Solo 5 o 6 gruppi parlamentari potrebbero chiedere sovvenzioni pubbliche”. Inoltre sono stati fissati criteri più severi per essere cooperative ammesse ai contributi. “Si mette un taglio alle cooperative finte e a tutte le altre cattive pratiche come le copie battute al macero e le tirature fasulle. Le cooperative giornalistiche dovranno avere un minimo di assunzioni e le sovvenzioni dello Stato saranno calcolate sulle vendite in edicola e non più sulle tirature”. Per quanto riguarda i finanziamenti indiretti “E’ stata decisa una proiezione di tetti massimi di spesa fino al 2011 con un risparmio di 50 milioni di euro rispetto ad oggi”.
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