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LE CONDIZIONI DELL’UE PER CHIUDERE LA PROCEDURA DI INFRAZIONE SULLA LEGGE GASPARRI

Nel luglio 2006 la Commissione europea aprì una procedura d’infrazione, contro l’Italia perché la legge Gasparri, nel disciplinare il passaggio al digitale terrestre, attribuisce un “chiaro vantaggio” a Rai e Mediaset, a danno dei piccoli operatori e dei ‘nuovi entranti’ sul mercato radiotelevisivo. Ieri è giunta la notizia che la Commissione ha deciso di rinunciare, per ora, ad andare avanti nella procedura d’infrazione contro l’Italia, a condizione che il governo attui una serie di misure – già concordate con Bruxelles -, miranti a “consentire un effettivo ingresso di nuovi operatori nel mercato radiotelevisivo italiano”.
Ieri il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, intervenuto al RadioTv Forum di Aeranti Corallo, ha ribadito l’impegno concreto volto alla tutela dell’emittenza locale nel passaggio al digitale terrestre, sottolineando che ha già chiesto al governo “le necessarie risorse, in termini economici e di frequenze” per affrontare il processo di transizione alla nuova tecnologia, in linea con le richieste dell’Unione Europea.
Le misure stabilite dall’UE per la chiusura della procedura di infrazione sono sostanzialmente le cinque già, precedentemente, indicate dai commissari europei Neelie Kroes e Viviane Reding. Le prime riguardano le modalità di assegnazione delle frequenze digitali terrestri (multiplex DVB-T) aventi copertura nazionale: la Commissione vuole che queste frequenze non siano assegnate tutte agli ‘incumbents’, tagliando fuori, di fatto, tutti gli altri, e chiede che almeno cinque multiplex DVB-T siano riservati ai nuovi entranti. Il governo si è impegnato a procedere alla gara per assegnare 5 frequenze digitali, e a fissare a cinque il numero massimo di multiplex nazionali DVB-t che ogni operatore potrà avere complessivamente dopo il passaggio al digitale.
La procedura di gara dovrà concludersi entro la fine del 2009.

Un’altra richiesta – anche questa accettata dal governo – è “l’obbligo, in capo ai maggiori operatori analogici, di cedere il 40% della capacità trasmissiva del quinto multiplex che essi dovessero ottenere in esito alla gara, a favore di terzi operatori indipendenti”.

Serena Fusco

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