Categories: Giurisprudenza

L’Agcom si “trasferisce” da Napoli a Roma. I sindacati non ci stanno:”I costi saranno superiori. E’ una decisione politica, non dettata dalla spending review”

Il trasferimento obbligato dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni da Napoli a Roma è una misura “penalizzante” che “non produce risparmi, ma fa lievitare le spese e indebolisce l’azione di un soggetto che ha funzioni di regolamentazione, vigilanza e risoluzione di controversie trasversali a tutti i settori delle comunicazioni: comunicazioni elettroniche, radiotelevisione ed editoria, anche a mezzo internet”. E’ questo l’allarme lanciato dai rappresentanti sindacali di Fiba Cisl in relazione al decreto di semplificazione della P.a. che ‘delocalizza’ l’Authority nella Capitale entro il giugno 2015 cancellando la sede legale di Napoli. “Pur nella piena condivisione della spinta riformatrice condotta dal Governo, lo spostamento forzoso di 200 chilometri di 150 persone è in netta contraddizione con il decreto stesso che fissa una mobilità massima di 50 Km per altre categorie”. Inoltre, sottolinea il sindacato, “l’Autorità non pesa sul bilancio dello Stato perché i costi di funzionamento – peraltro già ridotti – sono per legge a carico delle imprese regolate”.
“Il trasferimento forzoso di personale con contratto a Napoli sarebbe ben più oneroso in termini umani, economici e di dispersione di professionalità rispetto a presunti tagli di spesa” afferma la sigla, che propone di adottare “ulteriori misure di razionalizzazione ed efficienza auto-definite, sul modello Banca d’Italia”. Fra queste, ad esempio, individuare subito un edificio demaniale nel territorio di Napoli, ottenendo così risparmi molto superiori. “L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, cui da ultimo è stata affidata anche la regolazione del servizio postale universale – dichiara Fiba Cisl – si è sviluppata ed è cresciuta, nei suoi 17 anni di vita, a partire dalla città di Napoli, dove ha gradualmente acquisito e formato personale altamente qualificato proveniente dalle più prestigiose Università del Paese e spesso con specializzazioni post-laurea. Queste risorse (la metà delle quali donne, quindi di difficile sradicamento familiare) rischiano di andare in gran parte disperse. Infatti, trattandosi di personale selezionato per concorso, con alta specializzazione e formazione, sarà inevitabile un ricollocamento sul territorio, dissolvendo un patrimonio professionale nazionale che ha dimostrato di sapere ben operare ed è apprezzato all’estero”.
Infine, il sindacato chiede che in sede di conversione del decreto, all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni venga riservato un trattamento non peggiore di quello riconosciuto a Consob, che ha lo stesso meccanismo di finanziamento ma è l’unica alla quale viene riconosciuto il fatto che essa non incide sulla spesa pubblica. “Nel disegno di legge n. 2486 di conversione del d. l. 90/2014, viene correttamente affermato che l’incremento del numero dei componenti della CONSOB non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica tenuto conto del fatto che attualmente la predetta autorità si finanzia esclusivamente con i contributi dei soggetti vigilati. Questa stessa logica -afferma il sindacato – deve valere per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che da anni non chiede nemmeno un euro ai contribuenti”. Più in generale, conclude l’organizzazioni sindacale, “riteniamo che un progetto di riordino delle Autorità indipendenti non possa essere perseguito con decretazione d’urgenza sulla base di mere ragioni di spending review, prescindendo da un ampio e approfondito dibattito parlamentare, senza un adeguato iter di confronto con tutti i portatori di interesse, ivi compresi i lavoratori”. (la presse)

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