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No all’equo compenso. I Giornalisti ricorrono al Tar

L’Ordine dei Giornalisti non accetta l’accordo sull’equo compenso raggiunto da editori e sindacato e annuncia la sua decisione di ricorrere al Tar. L’accordo, secondo il segretario nazionale dell’Ordine Enzo Iacopino, “non tutela i deboli”.
Così l’agenzia TmNews annuncia la decisione dell’Ordine:
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha votato a maggioranza una delibera per impugnare davanti al Tar l’accordo sull’equo compenso sottoscritto il 19 giugno da Governo, Federazione Nazionale della Stampa, Federazione Italiana Editori Giornali e Inpgi. La proposta di costituirsi in giudizio contro la delibera è stata avanzata nella seduta odierna dell’assemblea, che si sta svolgendo a Roma, dal presidente nazionale dell’Odg Enzo Iacopino ed è stata motivata con “la volontà di tutelare i diritti dei più deboli mortificati dall’accordo raggiunto da Fnsi e Fieg”.
Le parole più dure sul contratto arrivano però da Iacopino che parlando a Redattore Sociale attacca:
“Porteremo davanti al Tar il governo, la Fnsi, la Fieg e l’Inpgi, che hanno votato a favore dell’equo compenso, per violazione di legge e sviamento di potere – ha detto Iacopino – porteremo Fnsi e Fieg davanti ai giudici anche per l’apprendistato professionalizzante perché viola leggi dello Stato”. Il presidente dell’Ordine ha commentato duramente l’accordo sul lavoro autonomo e il nuovo contratto: “E’ evidente che queste due carte non tutelano la categoria. Credo che chi ha sottoscritto quei due documenti sia responsabile di alto tradimento nei confronti dei giornalisti”.
Per andare alla guerra contro il nuovo contratto Iacopino si è servito del parere di uno studio legale. Scrive ancora Redattore Sociale:
Iacopino annuncia ricorso al Tar sulla base di un parere ricevuto da uno studio legale, in cui si sottolinea come la commissione governativa che ha deliberato l’equo compenso sulla base dell’accordo Fnsi-Fieg, presieduta dal sottosegretario all’Editoria Luca Lotti, “è andata ben oltre i limiti di delega attribuiti alla stessa dal legislatore” e “incorrendo in ipotesi di violazione di legge e di sviamento di potere”. Secondo gli avvocati consultati dall’Ordine, la legge sull’equo compenso “definisce l’equo compenso dei giornalisti iscritti all’albo non titolari di rapporto di lavoro subordinato”. Mentre la Commissione ha cercato di circoscrivere l’ambito di applicazione a un numero più ristretto di soggetti, in questo caso i giornalisti con cococo, ed escludendo il lavoro autonomo libero professionale. Sarebbero state dunque violate le disposizioni della legge.

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