LA TV DI RUPERT MURDOCH CRESCE. CIELO POTREBBE DIVENTARE IL TERZO POLO IN ITALIA

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E se il vero terzo polo televisivo fosse Cielo e non La7? La televisione del digitale terrestre di Rupert Murdoch sta crescendo sempre di più in termini di ascolti e di offerta televisiva, e approfittando dell’incertezza che avvolge la rete Telecom Italia Media, potrebbe diventare la vera outsider della prossima stagione del piccolo schermo.
Già in questa stagione Cielo ha ospitato Michele Santoro e il suo Servizio Pubblico, in copartecipazione con numerose reti locali, SkyTg24 e diversi siti internet. Perché, allora, non trasformare questa presenza in un’esclusiva?
Il giornalista sarebbe in trattativa anche con La7, ma non si è ancora arrivati a una soluzione e, come già accaduto in passato, pare morta ancor prima di nascere. Tanti i motivi: primo fra tutti il fatto che, al di là delle dichiarazioni di facciata, la convivenza tra Santoro e Corrado Formigli (una volta allievo prediletto) sarebbe alquanto sconveniente, e soprattutto pericolosa. Se Santoro inizia a fare il 10% di share, con quale spirito a metà stagione Formigli potrà prendere il suo posto consapevole di fare la metà degli ascolti?

Inoltre, pesa l’incertezza sul futuro di La7, rete penalizzata da un editore che sembra non vedere l’ora di sbarazzarsene, e che finora ha attirato l’attenzione di pretendenti fin troppo cauti, decisamente poco convinti. E poi, se anche arrivasse un nuovo editore, non è detto che garantirebbe a Santoro la stessa libertà che otterrebbe da Telecom.
Per tutte queste ragioni, il giornalista e la sua macchina informativa potrebbero diventare l’asso di Cielo. Senza contare gli eventi sportivi. Vedere le gare di Formula 1 (perse dalla Rai a partire dalla stagione 2013) in chiaro sul canale di Murdoch potrebbe non essere un’utopia: Sky si è aggiudicata i diritti per tutte le gare del Circus, ma nove dovranno essere per forza trasmesse in chiaro.
Simona Ventura, invece, già alla corte dello Squalo per X Factor, ha lasciato intendere che non escluderebbe la possibilità di un Quelli che il calcio ri-adattato nel caso in cui Sky riuscisse a ottenere i diritti in chiaro per trasmettere i collegamenti con gli stadi e le immagini dai campi di serie A fino alle 18 (la News Corporation ha già avanzato la propria proposta economica alla Lega calcio).
La rete attualmente parte da uno share di poco superiore allo 0,6% di media, ma con questi eventi potrebbe crescere di due o tre punti che, nell’arco delle 24 ore, significano un centinaio di milioni di euro in un anno. Già, perché quello economico è un altro fattore di vantaggio per Cielo. La7 non può certo dire di essere in salute, visto che nel 2011 Telecom Italia Media ha perso 30 milioni nel risultato operativo.
La tivù non è ancora una palla al piede, ma nemmeno un fiore all’occhiello, anche perché diversi investimenti di questa stagione (Serena Dandini e Corrado Guzzanti) hanno portato a risultati sotto le aspettative, e anche il programma Quello che (non) ho ha provocato un rosso importante.
Non ha di questi problemi Sky Italia, invece, che nell’ultimo trimestre fiscale ha fatto segnare un utile di 40 milioni di dollari, con un +23 milioni rispetto allo stesso periodo del 2011. Insomma, la possibilità di investire c’è.
Apriti Cielo, quindi, la distanza tra La7 e la tivù in chiaro di Sky appare sempre più breve: lo switch off in corso in questi giorni tra Puglia, Sicilia e Calabria si traduce in un’opportunità da non perdere, visto che il canale in chiaro di Murdoch è destinato a coprire tutto il territorio italiano).

Dopo sport e politica si aggiungerebbe anche l’intrattenimento: non solo l’infotainment del Buongiorno Cielo di Paola Saluzzi, ma anche X Factor evolution (in partenza tra poche settimane, dedicato agli ex concorrenti del talent) e The apprentice, con Flavio Briatore.
E ancora, le trasmissioni di Paolo Rossi (Confessioni di un cabarettista di m.) e Guzzanti (Aniene 2, molto rigore per nulla) dopo i passaggi su Sky saranno trasmessi anche in chiaro, come già accaduto per X Factor.

Se si aggiungono il Sex education show e The biggest loser, in arrivo dagli Stati Uniti, si ottiene la ricetta perfetta per una rete che sembra sempre più generalista, con un occhio di riguardo per i giovani. Proprio ciò che non è riuscita ad essere La7, ancora in cerca di un’identità e – soprattutto – di un editore: il 3% di share medio rimane una zavorra ancora troppo pesante e alcune piacevoli eccezioni (Gabriele Paolini e Maurizio Crozza su tutti) non possono bastare per definire quella di Paolo Ruffini una tivù di successo.

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