«Puntualmente collegata ad un nuovo scandalo che investe la vita pubblica, ed in particolare il Presidente del Consiglio, torna in primo piano la presunta necessità di una stretta sulle intercettazioni. Come già successo per le vicende del G8, per le inchieste sulla Protezione Civile, per le telefonate alla Questura di Milano, si grida alla privacy violata per impedire la cronaca di fatti di evidente rilevanza sociale. Il ‘Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo’, che è stato protagonista delle mobilitazioni in materia degli ultimi due anni (a partire dalla grande manifestazione di Piazza del Popolo dell’ottobre 2009), giudica dissennato il proposito di censurare l’informazione e di impegnare il Parlamento su questioni tanto lontane dalle priorità vere del Paese.
Ma se il governo e la maggioranza dovessero decidere – come sembra probabile – di tornare nell’aula della Camera per tentare ciò che non è riuscito l’anno scorso, sappiano che tra i cittadini resta molto alta la volontà di difendere il proprio diritto di sapere, così come tra la Magistratura e le stesse forze dell’ordine resta alta la volontà di difendere gli strumenti di indagine. E il caso Tarantini (con le sue storie di appalti e favori) aiuta a far capire che si sta parlando non di pettegolezzi privati, ma di un modo di gestire la cosa pubblica.
Il Comitato attende di conoscere il giorno in cui la Camera dei Deputati calendarizzerà il ritorno in aula del ddl per decidere immediatamente una forte mobilitazione per tutto l’iter parlamentare e fissare la data del ritorno in piazza di migliaia di cittadini. L’Italia che soffre per gli effetti della crisi economica, l’Italia dei referendum che ha votato in modo inequivocabile sul legittimo impedimento, hanno le idee chiare anche su questa nuova legge ‘ad personam’».
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