IL WI-FI “LIBERATO” DAL MILLEPROROGHE: MA SARÀ DAVVERO COSÌ?

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L’art. 7 del cd. decreto Pisanu (Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale) è stato di recente modificato dal decreto Milleproroghe.
Solo per gli “Internet Point” è stato infatti prorogato di un anno (fino al 31 dicembre 2011) l’obbligo di richiesta di un’apposita licenza alla questura come fornitore di accesso ad internet, in quanto ritenuta attività principale dell’esercente. Obbligo inizialmente esteso in genere per chi intendesse aprire un pubblico esercizio o un circolo privato di qualsiasi specie, nel quale fossero messi a disposizione del pubblico, dei clienti o dei soci, apparecchi terminali utilizzabili per le comunicazioni, anche telematiche. Abrogati poi in via definitiva anche i commi 4 e 5 del citato art. 7 del Decreto Pisanu che imponevano il monitoraggio delle operazioni dell’utente (delle postazioni internet) e l’archiviazione dei relativi dati oltre che la preventiva acquisizione (previo consenso dell’interessato) dei dati anagrafici mediante esibizione di un documento di identità. Il controllo sull’osservanza degli obblighi di monitoraggio e l’accesso ai relativi dati farà ora capo al Ministero dell’ Interno preposto ai servizi di polizia postale e delle comunicazioni.
Si apre dunque anche per l’Italia l’era delle connessioni libere senza fili con il conseguente allineamento alle nuove frontiere introdotte dall’evoluzione tecnologica.

Eppure alcuni dubbi sulle procedure da applicare in sostituzione dell’obbligo di conservazione dei log (i “diari di bordo” delle connessioni dei singoli utenti) e del controllo sul traffico dati (aboliti dal Milleproroghe), sono stati tutt’altro che sciolti. Il Ministero dell’Interno ha infatti assicurato l’introduzione di altre regole più permissive e leggere, senza però penalizzare il nostro Paese. Stando alle dichiarazioni del governo fornite nei mesi scorsi, obiettivo primario sarebbe quello di “contemperare le esigenze della libera navigazione con quelle della sicurezza”. Lo ha spiegato il responsabile Internet del Pdl Antonio Palmieri che ha ribadito “si studierà un modo per identificare i dispositivi attraverso i quali le persone si connetteranno” alla Rete senza fili da locali pubblici. Ma sulla natura di suddette pratiche di controllo degli accessi ancora non è dato di sapere. “Saranno il più snelle possibile, fatte salve le esigenze di identificazione per ragioni di sicurezza”, ha specificato Palmieri. Esigenze di identificazione motivate con ragioni di prevenzione antiterrorismo che però, almeno sino ad ora, non sono state avvertite con la stessa premura (a torto o a ragione) dagli altri paesi europei rispetto a cui l’Italia rimane comunque fanalino di coda quanto a sviluppo e diffusione delle nuove tecnologie, sia per il possesso di Internet, sia per la qualità della connessione (Rapporto Istat “Cittadini e nuove tecnologie” diffuso il 23 dicembre 2010). La questione delle pratiche di identificazione sembrerebbe infine direttamente collegata all’apparente deresponsabilizzazione degli esercenti che dovranno comunque dimostrare di non essere complici di un eventuale reato informatico commesso dall’utente.

Perplessità a parte, rimane comunque un passo decisivo (oltre che dovuto anche se con qualche anno di ritardo) quello dell’abolizione delle restrizioni relative all’apertura degli internet point, e degli obblighi di controllo del traffico e di conservazione dei log di un servizio di connessione wireless che risulti accessorio per i singoli esercenti. Sembra infatti giusto che in un paese democratico, i fornitori di un servizio wi-fi libero come bar, ristoranti, alberghi e tabaccherie, non debbano fare più le veci di un ausiliario delle forze di polizia. Una pratica che faceva per giunta storcere il naso a quei clienti o turisti stranieri di passaggio in Italia, a cui non erano per nulla abituati.

Ma d’altro canto, se alcune restrizioni del decreto Pisanu sono state ormai superate (almeno fino al 31 dicembre 2011), ancora lunga, forse, è l’attesa degli esiti di quel “tavolo tecnico” annunciato dal Ministro Maroni, al fine di stabilire le misure più adatte per mantenere “gli adeguati standard di sicurezza”.

Manuela Avino

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