Mentre gli editori della carta stampata tirano un sospiro di sollievo perché alla Camera sono passati gli emendamenti che assicurano i contributi statali fino al 2010, si agitano le acque per un comparto altrettanto importante in materia di informazione e di pluralismo. Il Governo, infatti, ha tagliato drasticamente i contributi a sostegno delle tv locali. Dai 150 milioni annui previsti per il 2008, si passerà a 111 milioni per il 2009 e poi 80 milioni per il 2010 e 60 per il 2011. Sono stati respinti tutti gli emendamenti al collegato alla Finanziaria e, quindi, come denuncia Luca Montone, presidente dell’Associazione Alpi, che rappresenta circa il 25% degli ascolti dell’emittenza tv locale, “si sta programmando la scomparsa dell’emittenza televisiva locale”.
In base alla legge 422/93, che parametra i contributi pubblici per le tv locali al canone Rai, l’emittenza avrebbe avuto diritto a 250 milioni all’anno. Prima della Finanziaria per il 2009, tuttavia, la cifra era rimasta ferma a 150 milioni, che costituivano comunque una certezza, sulla base della quale gli editori delle tv locali avevano programmato i loro investimenti. Il sottosegretario alle comunicazioni, Paolo Romani, ha anticipato altri 40 milioni di euro di contributi per il 2008, portando la cifra complessiva a 190 milioni, ma togliendoli dai 150 milioni fissati per il 2009, il cui importo scende, quindi, a 111 milioni.
Nell’emittenza locale operano, in Italia, oltre 400 aziende che offrono lavoro ad oltre 5 mila dipendenti (più di Mediaset e La 7), con un risultato complessivo, sommando utili e perdite, che non va al di la dei 20 milioni di euro di margine all’anno. Adesso tutte queste imprese saranno costrette a ridurre gli investimenti, soprattutto nel digitale, perché non saranno in grado di sopportare gli ammortamenti per contenere le perdite. I tagli preoccupano anche perché arrivano in un momento congiunturale molto delicato in cui la pubblicità nazionale è in calo del 20% come pure le televendite mentre l’accelerazione sul digitale terrestre obbliga a fare più investimenti.
L’associazione Alpi, che rappresenta, tra gli altri, Telenorba, Tele 2, Telepuglia, Telelombardia, Antenna 3 Lombardia, Canale 21 di Napoli, Tgs Sicilia, le tv del gruppo Panto a Nord-Est, ha scritto una lettera di protesta al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Montrone, inoltre, ha inviato una missiva pure a Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. E non è esclusa un’azione eclatante degli imprenditori del Sud, penalizzati dai tagli, con la spaccatura di Confindustria, la fuoriuscita e la creazione di una nuova associazione di industriali del Sud Italia.
Fabiana Cammarano
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