Il tribunale di Perugia ha dichiarato illegittimo il licenziamento di Federico Fioravanti, avvenuto nel gennaio 2009 dopo 12 anni di direzione.
Fioravanti lasciava il giornale con amarezza ma con la volontà di lasciare in eredità ai suoi successori onestà, chiarezza, autonomia, le tre parole chiave che hanno caratterizzato il suo operato.
La sua era una linea editoriale equidistante e quindi non si spiegano i motivi di un licenziamenti tra l’altro fulmineo, o meglio i motivi vanno ricercati nel sottotesto politico.
Non sarebbe casuale l’appartenenza politica al Pdl del successore di allora, Rocco Girlanda, e forse qualcuno non gradiva l’informazione indipendente da padroni che Fioravanti portava avanti con coraggio e professionalità.
Ora a distanza di anni si torna a parlare della vicenda, dopo che il giudice del Lavoro del Tribunale di Perugia, la Dr.ssa Simonetta Liscio, ha ordinato la reintegrazione nel posto di lavoro di Direttore di giornale, dell’ex-Direttore del Corriere dell’Umbria Federico Fioravanti.
La sentenza dimostra ciò che già la difesa dell’ex direttore aveva già tentato di dimostrare, ovvero che Fioravanti in quanto non aveva poteri di assunzione, né di licenziamento di altri giornalisti, né di spesa, non poteva essere considerato dirigente, per cui era applicabile anche a lui l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Infatti l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che assicura la reintegrazione nel posto di lavoro nel caso di licenziamento illegittimo, è applicabile, ove ne sussistano le condizioni, anche ai direttori di giornali.
In più il Tribunale ha altresì condannato la Società editrice a pagare a Fioravanti tutte le retribuzioni dal giorno del licenziamento (con detrazione dell’indennità di preavviso) e i relativi contributi previdenziali, oltre a rimborsargli tutte le spese di giudizio.
Si tratta di una sentenza importante che annulla del tutto un licenziamento ritenuto illegittimo, privo di fondamenta e ordina il reintegro del giornalista.
Date tempo al tempo e qualche volta giustizia è fatta.
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