C’è attesa per il Consiglio dei ministri di lunedì prossimo, il tanto atteso 5 dicembre, quando Mario Monti dovrà necessariamente mostrare le sue carte e dipingere un quadro di cui è nota per ora solo la cornice. Un’attesa che non sembrano gradire i mercati, da cui non giungono segnali di un chiaro cambio di rotta, con lo spread – termine divenuto ormai di dominio pubblico – che rimane ampiamente sopra il livello di allarme, rendendo sempre meno appetibili i nostri titoli di Stato. L’effetto annuncio di una nuova manovra correttiva (si parla di 11 miliardi solo per il 2012, per arrivare forse a 20-25 miliardi complessivi da qui al 2013), funzionale al raggiungimento del pareggio di bilancio tra due anni, convince invece l’Unione europea.
Da Bruxelles a Roma, dove, appena chiusa la partita del toto-sottosegretari, si rincorrono nei corridoi del Palazzo ipotesi e anticipazioni sui prossimi provvedimenti. Per adesso, stando a quanto dichiarato, neppure i leader dei partiti che appoggiano il governo ne sono a conoscenza nei dettagli. Angelino Alfano, segretario del Pdl, è convinto che «Monti proporrà un mix di misure, alcune non ci faranno gioire e altre ci daranno soddisfazione».
A fissare però alcuni paletti è Silvio Berlusconi: «Nelle conversazioni con il professor Monti siamo stati molto chiari. Non daremmo il voto in Parlamento a una patrimoniale e al cambio della legge elettorale». Per l’ex premier, «la patrimoniale è contraria al nostro programma e farebbe diminuire il valore degli immobili del 12-15%. Porterebbe a un abbattimento della ricchezza nazionale visto che gli italiani sono proprietari di case, e si impoverirebbe l’Italia». (Asca)
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