GOOGLE-MOTOROLA: UN’ALLEANZA STRATEGICA NELL’ETERNA “GUERRA DEI BREVETTI”

0
538

Un’acquisizione quella effettuata da Mountain View appena due giorni fa e del valore di 12,5 miliardi di dollari, che garantirà al numero uno del search engine il possesso di 17mila brevetti già convalidati e di altri 7.500 in attesa di approvazione. È così che Google si spiana la strada lungo il tortuoso sentiero della proprietà intellettuale nel settore dei dispositivi mobile, specie dopo la recente sconfitta subita sul fronte Nortel ad opera del consorzio formato dalla Apple, Microsoft e Research in Motion per l’acquisto di 6000 brevetti su aspetti trasversali dell’innovazione tecnologica quali la connettività 4G, il wi-fi, la ricerca su internet, la trasmissione voce ed il data networking. Un lotto del valore di 4,5milardi di dollari messo all’asta dall’omonima azienda canadese produttrice di dispositivi di telecomunicazioni andata in bancarotta nel 2009. È lo stesso Ceo di Google, Larry Page, a non fare mistero del ruolo strategico rivestito dal portfolio brevetti di Motorola, la cui acquisizione, rivela nelle pagine del proprio blog, fungerebbe da mossa difensiva contro gli attacchi su Android (il sistema operativo mobile di Google) subiti da aziende come Microsoft ed Apple, interessate a falsare la concorrenza detenendo posizioni di forza nella proprietà intellettuale dello sviluppo software. «La nostra acquisizione di Motorola incrementerà la concorrenza, rafforzando il portfolio brevetti di Google», ribadisce Page.
Un piano che rimanderebbe al principio costitutivo del sistema operativo Android, un software open-source che sin dalla sua nascita Mountain View ha puntato a rendere disponibile e gratis a tutti i produttori di hardware. Una filosofia che mirava a contrastare la visione più chiusa della piattaforma iOS, il sistema operativo della Apple, superando la barriera delle licenze e consentendo a produttori come Motorola, Samsung ed HTC di concentrarsi sull’innovazione dei propri dispositivi, lasciando a Google ampio margine operativo nella ricerca sul fronte software. Una strategia che negli ultimi tre anni avrebbe raccolto non pochi consensi facendo di Android il principale sistema operativo mobile per smartphone. I dati parlano chiaro, attualmente sono 39 i produttori di dispositivi mobili (basti citare Barnes&Nobles lo stesso Motorola, HTC e Samsung) ad avere stretto accordi con Google che con orgoglio rivela come più di 550mila dispositivi Android verrebbero attivati in media ogni giorno. Numeri che scatenerebbero le ire della concorrenza, tanto da indurre il responsabile legale di Google, David Drummond, a parlare di un preciso piano volto ad ostacolare BigG: «Un singolo smartphone potrebbe arrivare a chiamare in causa più di 250mila rivendicazioni di brevetti, in gran parte discutibili, su cui i nostri concorrenti vogliono imporre una “tassa” che rende i dispositivi Android più costosi per i consumatori». Il che ne potrebbe pregiudicare le vendite da parte degli stessi produttori hardware «invece di competere puntando sulla realizzazione di nuove funzionalità», ribadisce Drummond. A convalidare in parte tali dichiarazioni sono certo i guadagni che la sola Microsoft si aggiudica con le licenze per i brevetti di Android, dato che il sistema operativo di Redmond, a quanto pare, coprirebbe solo il 2% del mercato mobile. Un aspetto che forse ha indotto Google ora ad acquistare Motorola ed i suoi 17mila brevetti per 12,5 miliardi di dollari, dopo averne guadagnati solo a giugno altri 1000 da IBM, licenze che includono la tecnologia web-based di interrogazione ai server e ai router. Intanto la Eastman Kodak sta considerando la vendita di circa 1.100 brevetti sul digital imaging, tecnologia cruciale per i dispositivi mobili, e Big G, inutile dirlo, compare tra i possibili futuri acquirenti. Una rimonta che potrebbe certo andare ben oltre la “legittima” difesa.

Manuela Avino

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome