Editoria

Gli ordini professionali ai tempi di Casalino

L’abolizione degli ordini dei giornalisti è argomento vecchio. E negli anni si sono succedute proposte volte a sopprimerlo. Fu una vecchia proposta del partito liberale, che vedeva nell’ordine un limite all’autonomia imprenditoriale delle società editrici; e fu una proposta di Pannella che, da altro angolo visuale, vedeva un invalicabile limite alla libertà di espressione. In quegli anni, il dibattito verteva non solo sull’utilità dell’ordine dei giornalisti, ma della funzione delle professioni che, una volta, venivano definite liberali. Il valore legale dei titoli di studio sembrava uno dei grimaldelli per smantellare un sistema; se un giovane è laureato in ingegneria, non sarà un solo esame, quello di Stato, a certificare la sua valenza; il geologo ha le competenze create nel corso di un percorso di studi universitario, l’iscrizione all’albo è del tutto superfluo. In realtà, a latere del dibattito in merito ai criteri di accesso alle professioni, si apriva un altro fronte di confronto; ossia come garantire i terzi circa le condotte dei professionisti, come sanzionare eventuali omissioni, errori; da una parte, c’era chi sosteneva che questo compito andasse affidato allo Stato; dall’altro, chi riteneva che queste funzioni andassero attribuite ad organi di autogoverno formati dagli stessi professionisti, nonostante fossero soggetti a norme pubbliche. In relazione all’ordine dei giornalisti, l’interesse veniva rappresentato da quello dei lettori e dei terzi tutelati da una, presunta, conoscenza da parte del giornalista stesso delle norme deontologiche e dell’ordinamento italiano; oltre a conoscenze di cultura generale certificate da un esame di Stato. Chi non la pensava così riteneva che i giornalisti sono dei dipendenti per cui la responsabilità viene, come in tutte le aziende, assunta dall’editore e che, pertanto, subordinare l’ingresso al lavoro redazionale all’iscrizione all’albo rappresentasse un limite alla libertà di espressione e di impresa. Visioni contrapposte, piene di grigi, di diverse impostazioni culturali, pregne di contenuti; una volta: oggi inutili sofismi. L’ordine dei giornalisti va soppresso perché ha aperto un’istruttoria contro Casalino. I cambiamenti ci sono, eccome se ci sono.

Enzo Ghionni

Redazione CCE

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