I giornalai non devono emettere scontrini fiscali, l’edicola non è un esercizio commerciale di tipo tradizionale. Il motivo è presto detto: l’Iva sul giornale, sul prodotto editoriale venduto dall’edicolante, è già stata pagata dall’editore e l’aggio fisso, previsto da un accordo nazionale, che il rivenditore guadagna, gli viene certificato dal distributore ed è esposto sulla sua dichiarazione dei redditi. Non è superfluo ricordare, quindi, che l’edicolante non è un evasore per il fatto che non emette scontrini.
‘Il Giornale’ ha fatto il punto con il dottor Domenico Moschella, consulente dello Snag, il Sindacato nazionale autonomo giornalai.
La legge che ha istituito lo scontrino è fiscale è la n. 18 del26/1/1983 ma esistono delle deroghe. « Tra le operazioni esonerate dall’emissione dello scontrino fiscale – specifica Moschella – sono comprese proprio le “cessioni di giornali quotidiani, di periodici, di supporti integrativi, di libri (anche usati) con esclusione di quelli di antiquariato». «Non si tratta di un privilegio ma solo di una conseguenza logica dello speciale regime monofase ai fini Iva previsto dall’articolo 74, comma 1, lettera c del Dpr 633/72 che impone agli editori il versamento dell’Iva sulla cessione dei prodotti editoriali in base al prezzo di copertina». Il «consumatore finale che comprai il quotidiano deve sapere, quindi, che l’Iva è già versata dall’editore, e l’edicolante paga le sue brave tasse in base a quel che viene certificato dal suo distributore».
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