Giovedì nero per i giornali di partito, perle testate no profit e le cooperative editoriali. Da giorni, il governo prometteva di rendere sicuri i contributi a questo settore grazie a una norma salvagente. Era tutto deciso: la norma sarebbe stata innestata nel decreto”milleproroghe” all’esame del Senato. Ieri però il decreto è passato senza avere a bordo alcun salvagente. Il governo ha blindato il testo con la richiesta di fiducia; ed ora lo trasferisce alla Camera senza modifiche.
La correzione promessa, e poi dimenticata, avrebbe restituito all’Unità, al Manifesto, ad Avvenire, al Secolo d’Italia un diritto davvero cruciale. I tecnici lo chiamano “diritto soggettivo”. Fino al 2009, il diritto soggettivo permetteva ai giornali di chiedere alle banche l’anticipo degli aiuti, in attesa del pagamento effettivo da parte dello Stato. Pagamento che, in genere, tarda un anno. L’ultima Finanziaria di colpo ha cancellato questo diritto soggettivo.
Altro treno possibile per dare stabilità ai contributi è un decreto per lo sviluppo annunciato dal ministro Scajola, ma ancora fermo in stazione.
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