“Un nuovo giornale? No un ‘Giornale’ nuovo”, scrive nel fondo di
oggi
il direttore Mario Giordano su il Giornale, che arriva in
edicola in una nuova grafica, e spiega: “Guardate bene la
testata: è cambiata, ma è rimasta la stessa. I medesimi
caratteri in una cornice più moderna: e qui c’è la
sintesi di tutto quello che succede oggi. Perchè ci trasformiamo?
Semplice: per rimanere fedeli alla nostra tradizione”.
Giordano si dice convinto che oggi, come 35 anni fa quando
nacque il Giornale, “ci sia bisogno di una mappa, di un
tomtom-navigatore satellitare per districarsi in momenti che
sono di grave confusione …. Questo giornale è stato
fondato negli anni Settanta proprio per questo motivo. C’era
un’Italia confusa, disorientata, ubriaca di parole d’ordine
sbagliate. da queste colonne uscirono messaggi di buon
senso”.
Il direttore sostiene che, a quel tempo, ci voleva
coraggio a girare con il Giornale in mano, e spiega: “Oggi
quelli che stavano coi katanga, sfilavano con l’eskimo e la
chiave inglese e inneggiavano a Maotsetung, ci danno ogni
giorno lezioni di liberalismo e democrazia. Ma se li
ascoltate bene vi accorgerete che in realtà recitano
soltanto formule imparate a memoria perchè non sanno che
cosa dire. Le loro ideologie sono state sconfitte, i loro
punti di riferimento sono scomparsi”. Per Giordano costoro
“si perdono. Infilano strade senza uscita”, quindi
“è ora di
prendere in mano una cartina più aggiornata. È ora di
accendere il tomtom….”.
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