Due titani della carta stampata, Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro, stanno scendendo nell’arena per rendere pirotecnico l’autunno editoriale italiano.
In coppia hanno realizzato, in passato, degli exploit incredibili. Presero in mano un Europeo ridotto al lumicino e lo restituirono all’onere del mondo, lasciando ai successori l’onere di seppellirlo definitivamente. Passarono poi a l’Indipendente, il quotidiano fondato e subito affondato da Ricardo Franco Levi, e lo portarono a cento mila copie in un’impresa che tutti consideravano impossibile. Sempre insieme assunsero la guida de Il Giornale fino ad allora diretto da un mostro sacro della carta stampata come Indro Montanelli che, per di più, non se ne andava solo sbattendo la porta ma, addirittura, fondando un nuovo giornale. Solo degli autentici incoscienti potevano affrontare questa sfida. La coppia Feltri-Belpietro non solo l’affrontò, ma addirittura la vinse:guadagnando copie rispetto al venduto sotto la direzione di Montanelli e addirittura costringendo alla resa, per mancanza cronica di lettori, il nuovo giornale di Montanelli che finì fuori strada con tutta la ciurma dei suoi giovani giornalisti.
Dopo questi tre clamorosi e consecutivi successi, la coppia si sciolse: Belpietro a Il Giornale e Feltri fondando Libero.
Feltri, che è uno che vede lontano quando c’è da pensare male, aveva previsto che la sua fuga verso Il Giornale avrebbe potuto risvegliare gli appetiti di Belpietro che, infatti, non avendo voglia di continuare a vegetare nell’angolo oscuro di Panorama (un settimanale dove, con esito nullo, ne ha provate di tutti i colori, compreso l’offrolavoro) ha deciso di rompere gli indugi. Non tanto contro Feltri, quanto contro Berlusconi. Ecco perché, da settembre, ne vedremo e soprattutto, ne leggeremo delle belle.
I due direttori hanno capacità, esperienza e rabbia in corpo. Bossi, con Libero, rischia finalmente di avere a suo fianco un giornale vero, fatto da un direttore vero con una redazione vera. Libero, infatti, potrebbe diventare la Repubblica della Lega. Il futuro politico italiano non si gioca sul crinale destra-sinistra (al quale non crede più nessuno) ma sul crinale nord-sud.
(Dalla rassegna stampa ccestudio.it)
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