Le tecniche dei pirati del web si fanno sempre più raffinate o per meglio dire sofisticate.
Con questi aggettivi il team di Facebook ha definito l’attacco di cui è stato vittima, sferrato dagli hacker circa un mese fa.
La notizia arriva con voluto ritardo e solo a distanza di tempo trapelano i dettagli del colpo perfetto firmato dai disturbatori della rete.
Il fatto risale a Gennaio e prende le mosse da un piano ben studiato ed organizzato a puntino.
Il tentativo di infiltrazione poggiava su un sistema di malware caricato sui pc di alcuni ingegneri di Facebook, che sono rimasti infettati mentre visitavano il sito di uno sviluppatore, le cui pagine sono state appositamente corrotte.
Una volta scoperta la falla, il team di Palo Alto ha isolato subito i terminali contagiosi e li ha ripuliti , avvertendo le Autorità di polizia.
Ora i motivi per cui l’accaduto è diventato di pubblico dominio solo a distanza di tempo, sono molteplici.
Ma in primo luogo c’è l’urgenza di tranquillizzare gli utenti e ripristinare gli equilibri della sempre più vacillante privacy sui social network.
Tuttavia rimane invece ancora ignota l’identità precisa degli hacker.
Al momento si tenderebbe ad escludere dalla cerchia Anonymous, dato che non è pervenuta alcuna rivendicazione, come invece è nello stile del gruppo mascherato.
I sospetti si indirizzano invece verso la cellula Orientale degli hacker, in particolare verso la Cina.
Le dinamiche dell’attacco che ha colpito Facebook ricordano l’attacco sferrato ai siti dei quotidiani britannici come il New York Times ed il Wall Street Journal.
In questi casi gli incidenti hanno portato alla pista di Pechino, nonostante i vertici del paese respingessero con forza ogni accusa.
Ora alla luce del colpo assestato al più cliccato social network, si torna ad indagare attorno la matrice cinese e chissà che la soluzione non sia vicina.
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