Categories: Giurisprudenza

Diffamazione a mezzo Facebook. A processo anche chi ha messo il like sul post

Sette persone andranno a processo per aver messo un “like” su Facebook. Accade a Brindisi  e i fatti risalgono al 2014. Sul popolare social network appare un commento giudicato offensivo contro il sindaco di San Pietro Vernotico, Giuseppe Russo, e alcuni dipendenti comunali, accusati di essere assenteisti e fannulloni. Secondo gli inquirenti il reato di diffamazione aggravata si configura non solo per l’autore del commento, ma anche per i sette che hanno dato il loro “mi piace”. E che invece potrebbe costare una condanna per diffamazione aggravata, se il “like” è stato cliccato su un post dai contenuti offensivi. Ricordiamo che la diffamazione scatta quando qualcuno offende la reputazione di un’altra persona mentre questa è assente. Se fosse presente, saremmo nel campo dell’ingiuria che, invece, non è più un reato (ma solo un illecito civile). Inoltre, per la diffamazione è necessario che l’offesa sia proferita alla presenza di almeno due persone. Quindi, parlare male di un amico con un altro amico non integra la diffamazione; ma se c’è un’altra persona a sentire le offese, allora si rientra nel penale. Il reato potrebbe però scattare anche quando si comunica con più persone singolarmente, in momenti distinti: prima all’uno, poi all’altro, poi all’altro ancora, e così via, in questo modo attuando il proprio scopo di infangare la reputazione della vittima sebbene non in pubblico.
«La Cassazione – conferma Fulvio Sarzana avvocato e docente di diritto della società digitale all’università telematica di Nettuno  Sarzana – ha già stabilito che un messaggio offensivo sui social può far scattare la diffamazione. Ma sul semplice “like” personalmente nutro qualche perplessità: il reato presuppone il dolo, una volontà specifica che probabilmente manca a un gesto automatico. Comunque sia, anche in questo caso occorrerà attendere una pronuncia della Cassazione». Certo, se così fosse sarebbe un fatto epocale: già oggi la polizia postale esamina ogni giorno tra le 100 e le 200 denunce per offese su Facebook; se a questo numero si aggiungessero quelle per i “mi piace” gli uffici si intaserebbero al punto tale da rendere inefficaci le denunce stesse.

 

Redazione CCE

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