L’Unità ha un mese di vita: se entro la fine di luglio non si manifesterà un’offerta di acquisto solida, credibile, che salvaguardi la testata e i suoi lavoratori, il fallimento non sarà più un rischio ma una certezza. Questo è il quadro drammatico che è emerso dall’incontro di ieri con i liquidatori, a cui diamo atto di grande professionalità e sensibilità alle ragioni dei lavoratori.
Noi abbiamo un mese di vita, voi non avete più alibi. Non li ha il socio di riferimento Matteo Fago, che è venuto meno agli impegni presi con i dipendenti, mettendo anche a rischio la continuità aziendale. Ma non hanno più alibi neanche gli altri soci della Nie, Renato Soru, Maurizio Mian e Maria Claudia Ioannucci, che negli anni hanno contribuito alla dismissione del giornale, con scelte scellerate. Non hanno più alibi tutti quelli che a parole si sono detti pronti a salvare la testata fondata Antonio Gramsci. Se è davvero così, non c’è più tempo da perdere: bisogna agire ora.
I lavoratori rivendicano con orgoglio di aver combattuto in difesa non solo dei posti di lavoro, ma per la vita di quello che resta un grande giornale della sinistra. Abbiamo garantito la presenza in edicola del giornale anche senza ricevere da mesi gli stipendi. La redazione ha rinunciato per quasi due mesi a firmare gli articoli.
Oggi entriamo in una nuova fase, sapendo che il tempo ci è nemico.
Domani il giornale non sarà in edicola, perché a fronte di impegni che restano inevasi lo sciopero era inevitabile. Martedì prossimo organizzeremo a Roma un incontro pubblico a sostegno della nostra battaglia di libertà.
Agli organizzatori delle Feste dell’Unità chiediamo uno spazio per denunciare la situazione del giornale e continuare la nostra lotta. Mentre si organizzano Feste dell’Unità si sta prefigurando «la festa dell’Unità». Noi faremo di tutto perché ciò non avvenga. E voi?
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