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CRISI EDITORIA. CROLLO VERTICALE DELLE VENDITE COLLATERALI

La stampa non gode di buona stampa, in questo momento. Gli editori della Fieg disegnano uno scenario contrassegnato dal segno «meno» un po’ su tutte le voci. Qualche esempio: i ricavi delle imprese editrici di quotidiani scendono del 9% annuo nel 2009, un decremento doppio rispetto al -4,5% del 2008 sul 2007. Scendono del 5% anche i costi, ma in misura inferiore rispetto ai ricavi. Risultato: un margine operativo lordo delle imprese del settore che perde quasi il 90% su quello del 2008, che già aveva perso quasi il 40% sul margine complessivo del 2007. Nel 2006 le imprese editrici di quotidiani in utile erano 38 e 22 quelle in perdita. Nel 2008 alle 29 in utile si contrappongono le 28 in perdita.Tra i fattori, oltre alla generale crisi economica, ve ne sono alcuni specifici della stampa. Come la caduta verticale dei prodotti collaterali (Cd, Dvd, Libri) allegati a quotidiani e periodici. I 455 milioni ricavati da tale attività nel 2006 sono scesi a 271 nel 2008.

La pubblicità, poi, cala più delle vendite: tra i periodici, ad esempio, del 29,5% secondo le stime 2009 rispetto a un calo del 9% per le vendite. E per i periodici, nel 2008, a fronte di 774mila copie vendute vi sono rese pari all’82,5 per cento.

A livello di diffusione, in ogni caso, i quotidiani scendono sotto quota cinque milioni di copie vendute nel giorno medio (nel 2000 si era a quota 6 milioni). Nel Nord si vendono 102 copie per mille abitanti, nel Centro 99, nel Sud solo 56.

Il tutto senza una grande crescita della pubblicità su Internet: in Italia si è passati dall’1,2% del 2003 al 3,7% del 2008. Nello stesso periodo, in Gran Bretagna, si è passati dal 2,8% al 23% di tutti gli investimenti pubblicitari. Altro che Internet: l’anomalia italiana resta quella della ripartizione della pubblicità tra stampa e tv, la prima ha il 30% delle risorse, la seconda il 53,9%: solo in Portogallo si ha una ripartizione così squilibrata.

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