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Crisi editoria. Anche Condé Nast ricorre agli ammortizzatori sociali

In questo modo il presidente Gianpaolo Grandi eviterà misure più drastiche, dopo aver evidenziato 35 esuberi in casa editrice e un costo del lavoro giornalistico di 50 milioni di euro all’anno, ritenuto eccessivo.
Al piano di incentivazione alle uscite (con scivolo fino a tre anni di stipendio) hanno aderito invece sette giornalisti, che verranno rimpiazzati con altrettante assunzioni, a costi aziendali però infinitamente più bassi. In questo modo il presidente Gianpaolo Grandi eviterà misure più drastiche, dopo aver evidenziato 35 esuberi in casa editrice e un costo del lavoro giornalistico di 50 milioni di euro all’anno, ritenuto eccessivo.
Al piano di incentivazione alle uscite (con scivolo fino a tre anni di stipendio) hanno aderito invece sette giornalisti, che verranno rimpiazzati con altrettante assunzioni, a costi aziendali però infinitamente più bassi. Nuova decisione che si somma al terremoto della scorsa estate che aveva determinato una drastica riduzione delle spese generali e dei borderò collaboratori, oltre all’uscita dal gruppo di Michela Gattermayer, vicedirettore moda della testata leader del gruppo, il settimanale Vanity Fair e dalle dimissioni (concordate con l’azienda) di Carlo Verdelli che dal 2010 era executive vice president editorial del settimanale. I rumors attorno a Condé Nast rappresentano un presagio più che negativo anche per quella frangia di periodici orientati verso la moda che avevano risentito meno della crisi degli introiti pubblicitari.

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