Editoria

Crisi edicole. Un presidio urbano che rischia di scomparire

Le saracinesche abbassate delle edicole sono diventate un’immagine sempre più frequente nelle città italiane. Dai grandi centri urbani ai piccoli comuni, il settore della vendita di giornali e riviste attraversa una crisi profonda e strutturale che coinvolge migliaia di operatori, mettendo a rischio non solo posti di lavoro, ma anche un importante presidio culturale e sociale del territorio. Secondo i dati di settore, negli ultimi quindici anni il numero delle edicole si è dimezzato. Le vendite di quotidiani e periodici continuano a calare, con percentuali a doppia cifra anno dopo anno. Una tendenza che ha cause molteplici:

  • Digitalizzazione dell’informazione: la diffusione di smartphone e internet ha spostato gran parte del consumo di notizie fuori dalle edicole, con una crescita delle letture digitali e degli abbonamenti online.

  • Costi e marginalità ridotta: i margini della vendita di giornali cartacei sono bassi e spesso non sufficienti a sostenere i costi di gestione e distribuzione per i rivenditori.

  • Mancanza di ricambio generazionale: molti edicolanti sono in età avanzata e non trovano successori per la loro attività, portando alla chiusura di punti vendita in molte aree.

A pesare è anche il rapporto squilibrato con i grandi editori e i distributori. Le rese elevate, i tempi di pagamento lunghi e le commissioni ridotte rendono il lavoro dell’edicolante sempre meno sostenibile. In molti casi, il rischio d’impresa ricade quasi interamente sul punto vendita, che si trova a gestire invenduti e costi senza adeguate tutele. La chiusura delle edicole non è però solo una questione economica. Questi chioschi rappresentano da sempre un luogo di incontro, un punto di riferimento soprattutto per anziani e cittadini meno digitalizzati. La loro scomparsa contribuisce alla desertificazione commerciale e sociale di interi quartieri, impoverendo il tessuto urbano.
Il ruolo dello Stato e delle istituzioni culturali è spesso al centro del dibattito: da un lato, ci sono interventi di sostegno finanziario all’editoria nel suo complesso, dall’altro la necessità di ripensare modelli di distribuzione e incentivazione della stampa cartacea e delle edicole come punti di riferimento sociale e culturale. Negli ultimi anni non sono mancate iniziative istituzionali per arginare la crisi: contributi straordinari, bandi comunali, sperimentazioni di edicole “multiservizi”. Tuttavia, secondo le associazioni di categoria, si tratta di interventi spesso frammentari e insufficienti. Serve una strategia più ampia che riconosca il valore pubblico dell’informazione e sostenga chi la distribuisce sul territorio.

Il futuro delle edicole resta incerto. Tra innovazione e tradizione, il settore è chiamato a una trasformazione profonda. Ma senza un deciso intervento di sistema, il rischio è che queste storiche sentinelle delle città e della democrazia (così definite dal recente intervento del Sottosegretario all’editoria Barachini a Pisa), diventino presto solo un ricordo, consegnato alle fotografie d’epoca e alla nostalgia collettiva.

Salvatore Monaco.

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