Sabato scorso il comitato di redazione del Messaggero ha pubblicato un durissimo comunicato sul giornale: “L’azienda è arrivata a minacciare sanzioni disciplinari a tutti i partecipanti all’assemblea dei giornalisti” si legge nella nota, “non possiamo non denunciare una situazione che non ha precedenti nella storia del giornalismo italiano in tempi di democrazia”. Il “pretesto”, scrivono i rappresentanti sindacali eletti dai giornalisti che hanno avuto la solidarietà dall’associazione Stampa romana, “è che l’assemblea è stata convocata, come da tradizione storica, nella sala della Cronaca di Roma mentre l’azienda voleva che si svolgesse in un’aula a piano terra, fuori dal luogo di fattura del giornale”. I motivi addotti dalla proprietà riguardano la sicurezza ma, raccontano i giornalisti, quella stessa sala ha ospitato una visita del presidente della Repubblica e la nuova conterrebbe solo un terzo della redazione. “Durante l’ultima assemblea – dichiara il cdr – i presenti hanno votato all’unanimità il ritorno nella sala più grande, ma quando abbiamo dato il preavviso di convocazione della riunione successiva, prevista per venerdì scorso, ci è stato chiesto di farla fuori dall’orario di lavoro e sono stati messi a presidio della sala dei vigilantes armati esterni all’azienda”. Il comitato di redazione ha quindi deciso di sconvocare l’assemblea per non surriscaldare il clima già esplosivo.
La società editrice ha risposto a mezzo stampa che “il comunicato contiene imprecisioni e falsità”. Il neo direttore Mario Orfeo minimizza spiegando che “nessuno ha mai pensato di vietare un’assemblea di redazione, diritto dei giornalisti. L’azienda ha messo a disposizione una sala apposita per le riunioni, come esiste negli altri giornali, per questioni tecniche di sicurezza sul lavoro che il capo del personale potrà spiegarle”. Cosa che non è stata possibile, nonostante la nostra richiesta.
Il rapporto tra proprietari e giornalisti resta molto teso, anche in seguito allo stato di crisi aperto nel 2009, primo anno di bilancio in rosso dell’azienda, a fronte di più di 200 milioni di utili negli otto anni precedenti. (Il Fatto Quotidiano)
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