Al Parlamento europeo è stato discusso il rapporto su concentrazione e pluralismo dei mezzi di informazione nell’Ue, della socialista estone Marianne Mikko (PPE / DE, ET) che verrà votato dalla plenaria del Parlamento durante la sessione di Strasburgo del 7-10 luglio. I meccanismi di mercato non sono sufficienti a garantire il pluralismo dei media, avverte la relazione di Marianne Mlikko, che esprime preoccupazione per la concentrazione della proprietà nelle imprese dei media, “l’esperienza dimostra come la concentrazione della proprietà mette a repentaglio il pluralismo e la diversità culturale”. “I casi di concentrazione senza restrizioni della proprietà o di scarsa apertura al pluralismo nei mezzi di informazione mettono in pericolo la diversità culturale e la libertà di espressione non solo a livello di mercati nazionali, ma anche a livello europeo. Dobbiamo quindi lanciare un forte impegno europeo a superare queste sfide soprattutto in vista delle nuove tecnologie e servizi nel settore dei media”, ha affermato la presidente della Commissione Katarina Batzeli (PSE, EL).
Mlikko descrive la sua relazione come una “guida politica per salvaguardare la democrazia, un modo per garantire il pluralismo dei mezzi, vale a dire un equilibrio tra quantità e qualità nel mercato dei media”.
Ai margini del rapporto Mikko, è stato presentato un emendamento da Giovanni Berlinguer (Pse), Giulietto Chiesa (Pse), Giusto Catania, Umberto Guidoni e Roberto Musacchio della Sinistra europea (Gue). L’emendamento, approvato dalla commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo con 33 voti a favore e un astenuto, afferma che per assicurare l’indipendenza di giornalisti ed editori, sono necessari “statuti editoriali che prevengano l’ingerenza dei proprietari, degli azionisti o di organi esterni, come i governi, nel contenuto dell’ informazione”. Vi è un “notevole rischio” che il perseguimento di obiettivi di profitto da parte dei media privati possa compromettere la loro capacità di agire come “sentinelle” della democrazia. I deputati sostengono dunque la nascita di una “Carta dell’editoria” per evitare che i proprietari, gli azionisti o i governi possano interferire con il contenuto editoriale, i difensori civici e proteggere la libertà dei media. Chiedono anche che sia chiarito uno statuto per i siti on-line e propongono l’introduzione di tariffe per l’uso commerciale dei contenuti generati dagli utenti (come foto e video).
Bocciati, invece, altri due emendamenti degli stessi europarlamentari con i quali si proponeva l’adozione di provvedimenti per limitare l’influenza dei “governi nazionali, regionali o locali” sui media e si sollecitava una normativa europea per “vietare a personalità politiche o a candidati di detenere interessi economici di rilievo” nei mezzo di comunicazione.
Fabiana Cammarano
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