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CHIUDONO TESTATE, PERDE IL PLURALISMO. NELLA FREE PRESS SARÀ DUOPOLIO FARINA-CALTAGIRONE

La crisi della Free Press italiana ha il sapore aspro della quotidianità: i giornali distribuiti gratuitamente davanti a caffè, metro e bus sono sempre più letti e apprezzati (specie da chi non potrebbe permettersi di comprarli), ma i costi di stampa e distribuzione sono talmente alti da spingere gli editori a chiudere i battenti. L’ultima vittima è City, testata del gruppo Rcs con 11 anni d’attività, 8 redazioni (Milano, Torino, Bologna, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Bari), 19 giornalisti (ma erano 24 fino a pochi mesi fa) e un popolo di lettori assidui: quasi 1,8 milioni ogni giorno. Eppure, secondo Rcs, il gioco non vale la candela. La raccolta pubblicitaria non basta a coprire le spese.
«Negli ultimi anni è stata una strage – conferma dalla Federazione Nazionale della Stampa Giampaolo Gozzi – Ormai sono rimaste solo tre testate quotidiane a larga diffusione: Leggo, Metro e DNews. La pluralità di voci che c’era solo qualche anno fa ce la scordiamo oggi». Perché sia Metro (1,6 milioni di lettori, 12 redattori) che DNews (323 mila, 8 giornalisti) appartengono all’editore Mario Farina, fratello del più celebre stampatore Vittorio salito alla ribalta per gli affari con Luigi Bisignani e Alfonso Papa, assai interessato all’acquisto delle testate periodiche Rcs messe ultimamente sul mercato per sanare i conti.
Ma, a Vittorio Farina, City non è stato nemmeno proposto: si preferisce chiudere in blocco, e i giornalisti rimasti a spasso chiedono di essere integrati nel gruppo. Spiegava una nota del Cdr: «In questi 11 anni di vita i giornalisti di City hanno fatto il loro lavoro con professionalità, competenza, passione e senso di responsabilità, in un percorso di crescita professionale tangibile come, ad esempio, il lavoro su più piattaforme. Ora, quanto meno, ci aspettiamo e chiediamo con forza che la Rcs, primo gruppo editoriale italiano, si assuma le proprie responsabilità e tuteli il lavoro dei 19 giornalisti della redazione, dei collaboratori e dei poligrafici di City, con la piena ricollocazione di tutti i colleghi all’interno delle testate del gruppo». Le trattative sul punto sono appena iniziate, nel frattempo i colleghi di comparto si chiedono se la morte di City sia una buona opportunità per ampliare la diffusione o piuttosto il segnale di un trend che li travolgerà.
Il caterpillar Leggo, Gruppo Caltagirone, non è in acque serene: ha appena rinunciato a tutte le sedi locali concentrando le forze su Roma e Milano. Dei 12 esuberi, 8 sono stati ricollocati, 4 sono usciti, lo staff attuale è di 18 giornalisti. I lettori, 2,4 milioni, restano la miglior risorsa. Ma non bastano a tranquillizzare, specie considerando che in Italia il successo dei free paper è stato inutile per le altre due testate già nate e defunte nel giro di un decennio (EPolis e 24Minuti). Eppure, dicono i dati Audipress 2011, il consumo di quotidiani a pagamento è calato del 7 per cento mentre è aumentato quello della free press (più 1,8%) portando i giornali gratuiti a raggiungere una quota di utenza vicina al 50 per cento. Come dire che quando oggi un italiano ha in mano un giornale, una volta su due è una free press. Che, d’ora in poi, sarà frutto del duopolio Farina-Caltagirone.

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