Categories: Giurisprudenza

Cassazione. Il sequestro preventivo si può applicare anche agli articoli on line con la tecnica dell’oscuramento

Detto più chiaramente, i siti web sono sequestrabili. La portata della sentenza, emessa dalla Suprema Corte , si risolve ovviamente in un maggior rischio di censura per il web, sebbene dall’altro lato della medaglia vi sia l’inapplicabilità al giornale online di alcune norme penali (per esempio, l’aggravante dell’uso del mezzo della stampa). Gli spazi comunicativi sul web – ribadisce la Cassazione – non essendo giornali, non godono della speciale protezione prevista per la libertà di stampa. È sbagliato, quindi, ritenere che la copia web rappresenta solo l’archiviazione informatica dell’articolo stampato. La ragione è evidente: l’immissione di un documento sul web costituisce il presupposto tecnico per la sua diffusione in rete. E visitano il sito moltissime persone: in tanti possono leggere il documento che, dunque,non è archiviato ma, anzi, divulgato. In altre parole, il rischio del web è la condivisione e la “proliferazione” a macchia d’olio dei contenuti, in quanto la notizia immessa in rete rimane fruibile per un tempo potenzialmente infinito e per un numero indeterminato di lettori. Pertanto è legittimo – secondo i giudici – il sequestro preventivo di un articolo pubblicato su un sito internet, contenente espressioni ritenute lesive dell’onore e del decoro. In ogni caso, conclude la Cassazione, la magistratura può procedere al sequestro solo se, dopo un vaglio attento del contenuto dei pezzi, si sia travalicato il diritto di cronaca e di critica.

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE 10594

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