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Caso Melania Rea. L’Ordine dei giornalisti difende l’anonimato delle notizie

In relazione a troppe cronache relative all’uccisione di Melania Rea dalle quali emerge una grave mancanza di rispetto per la più fragile tra le vittime della tragedia, la figlia dei due coniugi, il presidente dell’Ordine nazionale, Enzo Iacopino, e il presidente dell’Odg dell’Abruzzo, Stefano Pallotta, hanno invitato i giornalisti a «ricordare che sono tenuti “a garantire l’anonimato del minore coinvolto in fatti di cronaca, anche non aventi rilevanza penale, ma lesivi della sua personalità, come autore, vittima o teste”, come stabilito dalla Carta di Treviso, fatta propria da Ordine dei giornalisti e da Fnsi. Da settimane, in relazione al “caso Parolisi” (l’omicidio di Melania Rea avvenuto in Abruzzo che ha portato all’arresto del marito), e in evidente violazione di uno dei principali strumenti adottati in piena autonomia dai giornalisti a salvaguardia della deontologia professionale, diversi media nazionali e locali si ostinano a dare il massimo rilievo attorno a particolari (nome di battesimo, età ecc.) della figlia minore della coppia. Ciò anche in assenza di qualunque interesse pubblico a conoscere tali particolari. Il fatto che in diverse circostanze siano stati i familiari della coppia a fornire questi elementi non giustifica, da parte dei giornalisti e delle loro testate, l’acritica divulgazione di elementi che devono, invece, essere sottoposti a una specifica tutela: i familiari della coppia non sono soggetti alla Carta di Treviso, i giornalisti sì. Ancor prima di ciò che dettano le norme, i colleghi dovrebbero chiedersi qual è l’utilità di pubblicare quei particolari, assecondando una morbosità che nulla ha da vedere con il dovere di cronaca. Ecco perché auspichiamo che non solo vengano pienamente seguiti i principi deontologici della nostra professione, ma si abbia uno scrupoloso rispetto per le persone, a cominciare dalla tante vittime di questa tragedia, prima tra tutte la piccola figlia della coppia».

Luana Lo Masto

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