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CANONE PER PC, SMARTPHONE E TABLET. MARCIA INDIETRO DELLA RAI DOPO LE PROTESTE

Marcia indietro della Rai. Dopo le polemiche sull’abbonamento speciale richiesto per pc, tablet e smartphone, l’azienda di Viale Mazzini, in seguito a un confronto con il dipartimento delle comunicazioni guidato da Roberto Sambuco del ministero dello Sviluppo economico, ha precisato che il mero possesso dei computer e delle altre apparecchiature non comporta il pagamento del canone speciale. Una decisa manovra a U rispetto a quanto era emerso fino ad ora.

Il caso, sollevato da Rete Imprese e finito anche in Parlamento in seguito a diverse interrogazioni parlamentari bipartisan, aveva causato un crollo dell’indice di popolarità della Rai, già molto volatile in condizioni normali, su blog e social network. Peraltro il rischio di dare vita a un altro canone non pagato era molto alto. In sostanza la norma verrà interpretata in maniera restrittiva in maniera da lasciare fuori dal perimetro del canone speciale i device collegati in Rete, mentre solo per gli apparecchi adattati alla ricezione effettiva dei canali televisivi (tecnicamente quelli abilitati al digital signage), una stretta minoranza, rimarrà l’obbligo.

Non è ancora chiaro se la Rai invierà adesso delle nuove lettere alle aziende che negli ultimi due mesi avevano già ricevuto i bollettini con cifre che andavano dai 200 ai 6 mila euro. Ma il caso della «tassa sul futuro» che rischiava di disincentivare l’uso dei collegamenti a Internet è ormai chiuso. Decisivo l’intervento del dipartimento delle Comunicazioni che tra lunedì pomeriggio e martedì mattina ha convinto i vertici della Rai a non dare seguito alla vicenda. La mossa della Rai che aveva già spinto più di un migliaio di clienti business a telefonare a Telecom Italia per informarsi e, in taluni casi, iniziare le procedure di disdetta del contratto Adsl, confliggeva di fatto con gli sforzi del governo Monti per implementare un’Agenda digitale italiana finalizzata alla diffusione massiccia dell’uso, della cultura e delle opzioni di crescita del Web. Proprio ieri i capigruppo Pd e Pdl della Commissione di vigilanza sulla Rai avevano chiesto l’intervento del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, mentre oggi prima che emergesse la decisione anche la Confindustria digitale guidata da Stefano Parisi aveva parlato di una forzatura giuridica annunciando battaglia.

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