”Nel decreto ci sono aspetti da riconsiderare perché non coerenti con la direttiva comunitaria”. E’ quanto ha dichiarato il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò al termine dell’audizione in commissione Lavori pubblici del Senato sul decreto Romani sulla televisione di recepimento delle direttive Ue in tema televisivo.
Dopo aver riconosciuto che il governo ha comunque agito nel rispetto del perimetro assegnatogli dalla norma, Calabrò ha anche aggiunto che la delega riconosciuta all’esecutivo è ”molto, molto ampia, con molto pochi criteri direttivi e molto poco dettagliati”.
L’Agcom rivendica innanzi tutto ”il ruolo e la sua funzione regolatrice” mentre il decreto ”frammenta o addirittura sottrae ad essa competenze”.
Per quanto riguarda il web Calabrò ha rimarcato che si tratta di ”un problema enorme” e ricordato che la Ue, dopo un dibattito prolungatosi per mesi, ha poi trovato ”una soluzione di compromesso che stabilisce come interventi repressivi sono possibili purché proporzionali e sempre ex post. Non è cioè consentito un filtro preventivo”. Anche il tentativo del decreto in questione di introdurre un’autorizzazione preventiva ”rischierebbe di trasformare quest’ultima in un filtro burocratico”, molto più opportuno dunque, secondo il garante delle comunicazioni ”restare sulla linea di intervento europeo”.
Infine per quanto riguarda le produzioni indipendenti, ha concluso Calabrò, queste ”vanno salvaguardate perchè sopprimerle significherebbe stroncare queste produzione” tipicamente italiana.
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