L’Italia si trova in grande ritardo nello sviluppo della banda larga. Conclusioni di uno studio effettuato dalla Banca d’Italia, firmato da Emanuela Ciapanna e Daniele Sabbatini, e pubblicato sul sito di Via Nazionale. Lo studio mette in evidenza, infatti, “il permanere di una situazione di arretratezza del nostro Paese rispetto alla media europea e alla media Ocse, sia con riferimento al tasso di penetrazione (che in molte aree del paese appare estremamente basso), sia considerando l’ampiezza media effettiva della banda erogata”.
Quest’ultimo problema, con grande stupore, riguarda non solo le zone periferiche e rurali, ma anche quelle urbane e densamente popolate non raggiunte da fibra ottica. Le cause principali sono: la scarsa alfabetizzazione informatica della popolazione, l’orografia del territorio, l’assenza di incentivi economici per gli operatori del mercato a investire in aree a basso rendimento futuro, il permanere di una posizione dominante da parte dell’impresa incumbent.
In questo quadro, “le risposte regolamentari comprendono sia interventi regolamentari finalizzati a garantire l’accesso alla rete di Telecom Italia da parte degli operatori concorrenti, sia interventi (a livello statale e regionale) per potenziare le infrastrutture e abbattere il divario digitale tra aree urbane e periferiche”. E la recente presentazione da parte di Telecom dell’offerta di riferimento per la fornitura del servizio bitstream su rame e fibra ottica, a un prezzo fissato sulla base di un meccanismo che riflette il costo effettivo del servizio intermedio più una quota di rendimento adeguato fissata dall’Autorità (c.d. cost plus), “può costituire un utile strumento per l’ingresso di altri operatori”. Ma, secondo lo studio della Banca d’Italia, è indispensabile, tuttavia, un controllo stringente da parte dell’Agcom sulle applicazioni dell’offerta di riferimento per i servizi bitstream da parte di Telecom Italia al fine di garantire l’effettivo orientamento al costo dei prezzi praticati agli operatori concorrenti.
Con riferimento allo sviluppo delle infrastrutture necessarie a garantire la connettività a banda larga, l’analisi delle principali iniziative intraprese a livello statale e regionale “suggerisce che è tuttora necessario, da un lato, intensificare le iniziative volte a coordinare i vari livelli territoriali di governo per il potenziamento delle infrastrutture, dall’altro, ricorrere all’erogazione di un finanziamento pubblico agli operatori nelle zone maggiormente esposte al fallimento di mercato”.
“Non appare, invece, risolutivo del problema del digital divide che colpisce le aree rurali e periferiche il ricorso alla tecnologia WiMAX”. Analizzandone in dettaglio le caratteristiche teoriche e le effettive potenzialità, almeno per le frequenze nella banda dei 3.5GHz, oggetto dell’asta in Italia e negli altri paesi UE, si giunge alla conclusione che WiMAX “presenta gravi limiti di capacità e di trasmissione del segnale, che si accrescono quando si passa dai centri urbani alle zone rurali”.
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