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AUDIRADIO. PIENA BAGARRE PER IL SILENZIO SUI DATI DI ASCOLTO. IL PUNTO

Anche la radio ha i suoi sistemi di rilevazione, usati sia per dare indicazioni alle reti sul successo o meno dei singoli programmi e delle loro collocazioni, sia naturalmente per definire mercato e cifre delle inserzioni pubblicitarie: il sistema è gestito da un consorzio a cui appartengono i maggiori network nazionali e tecnicamente è molto diverso da quello televisivo. In assenza infatti di una tecnologia che registri le scelte degli ascoltatori, per i dati si ricorre a interviste telefoniche a cui attendibilità è stata spesso messa in discussione in passato.
Proprio in cerca di una maggiore affidabilità, l’anno passato Audiradio aveva modificato sostanzialmente il proprio sistema di rilevazione e registrazione dei dati, creando in particolare il criterio dei “diari” cosidddetti, ovvero consegnando a un campione di ascoltatori la responsabilità di registrare le proprie scelte. Il nuovo sistema (tutto è raccontato qui) aveva fornito però dati così diversi dai precedenti che molte radio li avevano contestati e dopo lunghe polemiche Audiradio aveva annunciato clamorosamente a settembre l’annullamento delle rilevazioni del 2010, lasciando in un limbo di vaghezza tutte le valutazioni sui risultati delle varie reti (in Rai, per esempio, i nuovi palinesti e progetti editoriali varati alla fine del 2009 non hanno avuto fino a oggi nessuna sanzione: non si ha la minima idea se vadano meglio o peggio dei precedenti).
Bisogna però aggiungere che il progetto di un “meter” è argomento decennale nel dibattito sui dati radiofonici, sul quale le varie radio hanno litigato sempre assai prima di arrivare a questa situazione di ferri corti. E quindi, nel frattempo, quello che ascoltiamo in radio continua a non essere basato su nessun criterio di gradimento da parte degli ascoltatori. Mario Volanti, presidente di Radio Italia, si trova in una posizione di mezzo nello scontro che sta dilaniando Audiradio sui metodi di rilevazione delle audience. Non appartiene al partito pro-Diari, al quale si sono iscritte le radio della Rai, e per il quale simpatizzano Sole-24 Ore, Mondadori e gruppo Espresso (la Manzoni, tra l’altro, è la concessionaria di Radio Italia), né, almeno ufficialmente, difende a tutti i costi il metodo Cati (interviste telefoniche), prescelto, invece, da Rtl 102,5, Rds, gruppo Finelco o Radio e Reti. Mente fredda, quindi, e perciò più lucida per analizzare la situazione. Che Volanti giudica caotica, con stoccate alla stessa Audiradio, «che non mi convoca, che non parla di budget nel cda», a Rai, «che se ne può fregare della ricerca e perdere soldi», e a Mondadori, «che racconta in giro di avere 3 milioni di ascoltatori, quando tutti sanno che non è vero». Domanda. Come si esce dalla impasse?Risposta. Con una ricerca seria, autorevole. Che poi si chiami Cati, Diari, Meter, Antonio, Giovanni, a me non importa. Tanto Radio Italia ha sempre gli stessi ascolti, pure con Eurisko.D. Però di audience Audiradio non ce ne saranno fino al giugno 2012, quando saranno pronti i primi dati col meter…R. Ora la situazione è caotica. E sono tra i pochi che può dirlo senza avere responsabilità, poiché Radio Italia è entrata nel capitale di Audiradio a gennaio (versando circa 28 mila euro, ndr), ma non sono mai stato chiamato, né nominato nel cda, né consultato, né tantomeno ho ricevuto indicazioni, informazioni da Audiradio. Insomma, non ho partecipato ai giochi. (…)
(stralcio da Italia Oggi)

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