Stupro e violenza sessuale, la Royal Court di Londra ha respinto il ricorso all’estradizione di Assange. Il verdetto, pubblicato online, in completo stile Wikileaks, non dà scampo: l’estradizione non è ingiusta e illegale, Assange dovrà difendersi nelle aule svedesi.
L’australiano era già stato arrestato nel dicembre del 2010 a Londra a causa di un mandato europeo di cattura emesso dalla Procura di Stoccolma, poi messo ai domiciliari in casa di un amico a due ora da Londra. La Svezia chiese l’estradizione, ma il fondatore di Wikileaks si oppose presentando ricorso.
I presunti reati risalirebbero all’agosto del 2008 quando Assange ebbe rapporti non protetti con due donne conosciute durante un seminario (sul ruolo dei media in guerra) a Stoccolma. Le accusatrici sono Sofia Wilèn e Anna Ardin, la funzionaria di partito che ospitò Assange a Stoccolma, una femminista radicale che ha pubblicato in rete una guida alla vendetta contro il partner. La denuncia fu fatta dopo che le due donne seppero che Assange aveva sedotto entrambe, l’accusa fu caldeggiata anche dalla poliziotta che informò le donne che avere rapporti non protetti è un reato. «È ora di sgonfiare quel pallone esageratamente osannato di Julian Assange» scrisse la poliziotta su Facebook.
Tuttavia non esistevano prove, oltre alla parola delle due donne. Per molti Anna Ardin fu ingaggiata dall’America per giustificare l’arresto di Assange e bloccare il fenomeno Wikileaks. Lo stesso Assange ha più volte accusato chiaramente gli Usa di esercitare pressioni sulla Gran Bretagna, sulla Svezia e sui media. In Italia diremmo macchina del fango.
Nasce così il mandato d’arresto internazionale risalente al 18 novembre del 2010, il reato sarebbe un’esclusiva della Svezia, un’estensione dello stupro, ovvero avere avuto rapporti non protetti, anche se consenzienti, ed aver rifiutato un controllo medico. Il tutto accade proprio quando Wikileaks rende pubblici oltre 251.000 documenti diplomatici segreti statunitensi. Dunque, fu un complotto per fermare l’emorragia degli scomodi cablogrammi? Assange la pensa così, ma afferma che oramai non sarebbe possibile fermare il Cablegate, in quanto l’archivio circola già in rete ed è in possesso di numerosi giornali. Certo è che Assange si ritrova ad essere l’unico uomo al mondo ad essere ricercato in 188 Paesi per non aver usato il preservativo.
Egidio Negri






