«Il contratto collettivo è un bene collettivo. Costituisce un elemento di garanzia per i giornalisti e per gli editori. Un elemento di garanzia per una concorrenza leale». Intervenendo alla manifestazione che la Federazione nazionale della Stampa italiana ha dedicato al centenario del proprio contratto di lavoro, Giulio Anselmi, neo presidente della Fieg, afferma il valore per la categoria che rappresenta lo strumento contrattuale e lancia, insieme, una sfida al sindacato dei giornalisti, quella della qualità, non prima di aver sgombrato il campo da ogni equivoco: «Tra gli editori – afferma – non ci sono accenti ‘marchionniani’», con trasparente riferimento alle scelte in materia dell’Ad di Fiat. «In un mercato in crisi – ricorda Anselmi – è presente la tentazione di rapporti di lavoro falsati; talune imprese, sedicenti cooperative, si rendono protagoniste di violazioni». Proprio perché l’informazione è un bene collettivo, sottolinea il presidente della Fieg, l’attenzione, da parte del sindacato non può riguardare solo gli elementi di garanzia economica, ma deve coinvolgere gli aspetti della qualità.
Anselmi invita «ad un lavoro comune» sul terreno della qualità editori e giornalisti, osservando che la presenza «di buoni giornalisti è condizione di salvezza per l’informazione». Servono anche nuove figure professionali: troppe sono «le figure arcaiche adatte ai tempi in cui Luigi Barzini correva la Parigi-Pechino». Aprire quindi alle nuove tecnologie nel ribadire la centralità della carta stampata. «Flessibilità ed elasticità non sono elementi per dribblare diritti ma elementi per l’innovazione nelle aziende», conclude.
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