VIGILANZA RAI. IL PDL SFIDUCIA VILLARI

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Potrebbe essere giunta ad uno sbocco la complicata vicenda della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. A compiere la mossa decisiva in questo senso i capigruppo di Camera e Senato del Pdl che ieri in una lettera pubblicata su Il Corriere della Sera hanno annunciato la decisione di non partecipare più a riunioni della Vigilanza finché Riccardo Villari non si sarà dimesso dalla carica di presidente.
Una scelta fatta, come scritto nella lettera, “per sbloccare lo stallo Rai” e che arriva in un momento delicato e cioè poco prima della decisione della Giunta per il regolamento convocata per revocare dalla carica di presidente lo stesso Villari. Per chi si fosse perso qualche puntata Riccardo Villari era stato eletto qualche mese fa al vertice di San Macuto con il voto della maggioranza. Da allora era iniziato un duro braccio di ferro tra il senatore napoletano ed il suo gruppo di appartenenza, il Pd, conclusosi con l’espulsione dello stesso Villari e la decisione del Partito democratico di non prendere più parte alle riunioni della Vigilanza. Una scelta che di fatto aveva bloccato l’attività della Vigilanza ed in primis la nomina del nuovo CdA della Rai. Da qui infine l’intervento del presidente del Senato Schifani per trovare una soluzione: la revoca di Villari attraverso la Giunta per il Regolamento sulla base del suo passaggio al gruppo misto.

Questo fino all’iniziativa di ieri del Pdl, che adesso rimette tutto in discussione a partire proprio dal voto della Giunta che con grande probabilità sarebbe stato favorevole alla revoca. E proprio l’ipotesi di un voto favorevole avrebbe spinto il Pdl, preoccupato che una tale decisione potesse costituire un precedente pericoloso, a prendere posizione contro Villari. In pratica il timore all’interno del partito di centrodestra era che, sollevando Villari dalla presidenza perché espulso dal suo gruppo, si sarebbe affermata la tesi generale che basta l’esclusione dal gruppo di appartenenza per mettere in scacco un potere costituito come il presidente di una commissione. In questo modo si sarebbe concesso un potere enorme ai singoli gruppi. Da qui la mossa del Pdl che, come scrivono i capigruppo, intende “mettere da parte l’inaccettabile ipotesi di risolvere questa questione per via regolamentare”.

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