UN CODICE ETICO PER GIORNALISTI (IL SOLE 24 ORE)

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Migrante irregolare. Rifugiato. Beneficiario di protezione umanitaria. Vittima della tratta. Sono le categorie indicate dalla Carta di Roma, il protocollo deontologico approvato dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa italiana, per definire nel modo corretto quelli che comunemente vengono detti “clandestini”. «Non useremo più la parola clandestino – dice Roberto Natale, presidente della Fnsi -. È dovere di ogni giornalista rispettare la persona e la sua dignità e non discriminare nessuno per razza, religione, sesso, opinioni politiche».
La Carta di Roma nasce all’indomani della strage di Erba. Un caso di cronaca finito in modo distorto sulle prime pagine dei giornali: il giorno dopo, su diversi quotidiani italiani vengono pubblicati titoli a 9 colonne, poi rivelatisi privi di fondamento, che accusano il marito e padre delle vittime, di nazionalità tunisina: «Immigrato uccide famiglia a Erba». Dopo quella brutta pagina per l’informazione italiana l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha scritto una lettera di richiamo all’Ordine dei giornalisti e al sindacato dei giornalisti. Con il lavoro e i suggerimenti di vari ministeri, presidenza del Consiglio, Unar, accademici, giornalisti italiani e stranieri, si è arrivati a questo documento.«La Carta di Roma – spiega Natale – ha lo stesso valore deontologico di quella di Treviso per la tutela dei minori. Verrà insegnata nelle scuole di giornalismo. Potrà essere fatta valere da qualunque cittadino davanti all’Ordine dei giornalisti per richiamare i colleghi al rispetto delle norme de-ontologiche presenti nella Carta dei Doveri del giornalista». Tutti i giornalisti italiani sono tenuti, secondo la Carta di Roma, a «osservare la massima attenzione» nel trattamento delle informazioni legate agli immigrati».
Allegato alla Carta di Roma un glossario spiega le varie tipologie di immigrati. Il richiedente asilo, ad esempio, è colui che fuori dal proprio Paese presenta domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato. Fino alla decisione finale del ministero egli è un richiedente asilo e ha un diritto di soggiorno regolare. Non può essere pertanto definito un immigrato irregolare. Un migrante o immigrato è colui che lascia volontariamente il proprio Paese per cercare un lavoro e migliori condizioni economiche altrove. Un migrante irregolare, infine, comunemente definito «clandestino», è colui che entra in un Paese eludendo i controlli alla frontiera o entra con un visto turistico e vi rimane dopo la scadenza. (Dalla rassegna stampa ccestudio.it)

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