ULTIMO MIGLIO, AUMENTO DIMEZZATO PER IL CANONE (IL SOLE 24 ORE)

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L’Autorita per le comunicazioni dimezzerà la richiesta di aumento delle tariffe di uribundiing presentata da Telecom. È questa la decisione attesa per oggi e che, almeno in via ufficiale, scontenterà tutti: l’ex monopolista e i concorrenti.
L’Autorità ha appena approvato gli impegni vincolanti di Telecom Italia per l’apertura della rete. Nessuna vera separazione dalla gestione dei servizi commerciali, ma solo un rafforzamento di regole già in vigore dal 2002. Ai concorrenti non piace: l’a.d. di Fastweb Stefano Parisi insieme ai vertici di Tiscali e Wind ieri ne ha discusso a Bruxelles con la Ue; Paolo Bcrtoluzzo, ad. di Vedatene, chiede «alla politica un disegno organico, un percorso per il futuro che non faccia leva solo su Telecom Italia».
Ma i commenti sarebbero stati molto meno amari se l’Authority, con insolita velocità, non avesse accolto la richiesta di Telecom di aumentare per il 2009 il canone di unbundiing (quanto paga ogni concorrente per accedere alla rete locale). Fino a pochi giorni fa restava da capire solo in che misura il rincaro richiesto, 1,75 euro,sarebbe stato autorizzato. Oggi, da quanto si apprende, i commissari dovrebbero discutere e ratificare un aumento intorno a 90 centesimi.
Quel che è certo, ha detto il presidente dell’Autorità Corrado Calabrò, è che «non ci sarà la diminuzione del differenziale tra il canone residenziale e quello all’ingrosso che oggi consente agli operatori alternativi di avere un margine di 4,5 euro. Casomai-ha aggiunto – è più probabile l’aumento di questa forchetta». Il margine potrebbe salire a 4,9 centesimi, anche se, per effetto del concomitante aumento del canone al dettaglio (1,26 euro al mese) che si applica alle famiglie ma non alle imprese, i concorrenti temono una manovra anti-competitiva sul mercato business. Ipotesi pretestuosa, ribatte Telecom, mostrando calcoli dei margini per i competitor che si basano sulla media ponderata tra linee residenziale e linee affari.
L’impatto sul sistema.
Anche questa volta lentamente le polemiche si spegneranno. I gestori alternativi otterranno almeno che l’aumento dei costi di accesso abbia un impatto più contenuto sul loro Ebitda. Dall’altro lato, non verrà troppo intaccata la linea di sostegno al “campione nazionale” faticosamente in cerca del rilancio. In questo clima sembrano finire in secondo piano le regole sulla govemance dell’Organismo di vigilanza di Open Access, la struttura di Telecom dedicata alla rete.
Gli impegni approvati dall’Autorità affidano a un gruppo di lavoro composto da dipendenti di Telecom Italia la definizione stessa delle decisioni che potrà assumere l’Organismo di controllo.
Asati contro Caio.
Ai piccoli azionisti di Telecom, grandi fautori dello scorporo societario della rete, non piace l’idea del mix tecnologico – fibra, Adsl e altre tecnologie – che il superconsulente Francesco Caio si appresta a suggellare nel Rapporto sulla banda larga che consegnerà al sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani. Caio, è la tesi dell’associazione Asati, dovrebbe piuttosto sollecitare il Governo a realizzare rapidamente il progetto next generation network in fibra ottica, «affidandone il coordinamento alla rete di Telecom Italia scorporata». (Dalla rassegna stampa ccestudio.it)

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