Il Tribunale di Milano ha dato ragione a un imprenditore italiano e ha imposto a Google di rimuovere alcuni termini come ‘truffa’ o truffatore’ che venivano associati automaticamente digitando il suo nome dal servizio Google Suggest. Attraverso tale funzione, il motore di ricerca suggerisce alcuni termini mentre ancora l’utente sta terminando di inserire la query, per far risparmiare tempo.
Medesima sentenza era stata emessa dal Tribunale di Parigi, lo scorso anno, quando i giudici hanno dato ragione a un utente che era stato condannato per corruzione di minore – sentenza contro cui è stato presentato ricorso. Effettuando una ricerca col suo nome e cognome, infatti, attraverso ‘Google Suggest’, i risultati proponevano espressioni quali ‘satanista’, ‘stupratore’, o ancora ‘prigione’ che Google ha dovuto fare sparire, pena la condanna al pagamento di 500 euro al giorno per violazione.
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