Telecom Italia taglia 5500 posti e 50 sedi

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Telecom Italia annuncia 5500 esuberi e chiude 50 sedi. La pesantissima ristrutturazione è stata annunciata da Telecom Italia ai sindacati, proprio mentre sta decidendo sulla cessione de La7, la Tv di Ti Media. Telecom Italia prevede la riorganizzazione della divisione Caring Services: si tratta dei call center del 187, del 1254, del 119 e del 191, che verranno trasferiti in una società autonoma del gruppo. Tutta la riorganizzazione ha l’obiettivo di tagliare i costi complessivi di struttura. A causa della Legge Fornero che, per evitare gli esodati, impedisce di effettuare prepensionamenti, Telecom Italia cercherà di servirsi di contratti di solidarietà e di cassa integrazione. Solo 250 lavoratori sceglieranno la mobilità volontaria.

Telecom Italia sta attraversando un periodo travagliato. Bloomberg e Reuters hanno riportato che la svalutazione delle azioni Telecom Italia nel bilancio Telco “dovrebbe scendere da 1,5 a circa 1 euro per azione“. Le svalutazioni nei bilanci seguono il ribasso del titolo quotato. Nel frattempo siamo forse al rush finale per la cessione di Ti Media, che comprende la Tv La7. Telecom Italia sceglie la trattativa esclusiva con Cairo, preferendola alle offerte di Clessidra e Diego Della Valle. L’editore di riviste popolari (DiPiù) e di mensili come Gardenia, guadagna due settimane di tempo per mettere a punto la sua offerta definitiva per l’acquisto di La7. Il comunicato finale afferma che il Cda Telecom “ha approvato l’avvio di una fase di negoziazione in esclusiva con Cairo Communication per la cessione dell’intera partecipazione in La7 Srl con l’esclusione della quota di MTV Italia (51%) detenuta dalla stessa La7“.

Il gruppo Tlc ex monopolista ha rivisto in negativo le stime sui prossimi anni, a causa dell’impatto dell’era Mobile e degli Over-the-top. Telecom Italia ha archiviato il 2012 con ricavi per 29,5 miliardi di euro, in calo dell’1,5% rispetto ai 29,96 miliardi dell’esercizio precedente. Il margine operativo lordo si è ridotto del 4,2%, passando da 12,17 miliardi a 11,67 miliardi di euro.

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