Anna Maria Tarantola
Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, nel corso dell’audizione in commissione Vigilanza ha ribadito le sue idee sul servizio pubblico radiotelevisivo. Per la presidente dell’azienda di viale Mazzini di nomina “montiana” i conti in ordine sono “una priorità”. In effetti questo è un diktat che l’ex vicedirettore della Banca d’Italia ha più volte sottolineato dal 10 luglio 2012, data del suo ingresso ufficiale nella Tv di Stato.
“Il mio progetto è quello di portare l’azienda in un equilibrio strutturale continuo. Non solo di un anno. Il Cda vuole una sicurezza finanziaria. E del buon lavoro già è stato fatto in merito”, ha ribadito la Tarantola. Per quanto riguarda il palinsesto e la gestione generale: “la Rai sta cambiando e sarà sempre più autorevole e vicina ai cittadini”. La Tarantola sembra avere le idee chiare anche per quanto riguarda la prossima programmazione. “La Rai deve fare meno gossip. E dare più risalto al lavoro e ai diritti dei cittadini. Cambierà in tal senso la prossima fascia pomeridiana”. Il tutto, però, senza disdegnare l’ascolto. In effetti senza un discreto seguito di pubblico non si otterrebbe buona pubblicità. E di conseguenza sarà quasi impossibile far quadrare i conti. “L’intrattenimento è un settore delicato. Dobbiamo cercare audience senza scadere nel cattivo gusto e nella volgarità”.
La presidente Rai ha anche affrontato il “problema” del canone, una delle imposte più odiate dagli italiani. “È uno dei più bassi d’Europa. Solo un Paese dell’Est fa pagare meno. Se riteniamo necessario il servizio pubblico dobbiamo finanziarlo”. Inoltre la Tarantola si lancia in un paragone con la Bbc, il servizio pubblico inglese. “La Bbc ha un canone superiore al nostro. E non fa qualcosa che gli altri non fanno”. Insomma per la Tarantola la Rai non è inferiore all’emittente inglese. Quindi il costo del canone non è un problema, anzi. Inoltre l’ex manager di Bankitalia ha precisato che i ricavi del canone “vengono utilizzati solo per finanziare, insieme ai proventi della pubblicità, i programmi che l’Agcom ritiene di servizio pubblico”.
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