II governo ufficializza la grande frenata sulla Rai. Non ce l’ha fatta, Mario Monti, a dare un nuovo governo a Viale Mazzini. Il cda verrà rinnovato con le vecchie regole della Gasparri, ossia 7 consiglieri indicati dai partiti e votati in commissione di Vigilanza, 2 membri del Cda scelti dal ministero dell’Economia. Tra questi ultimi uscirà fuori il presidente che però ha bisogno del consenso dei due terzi della Vigilanza. È il ministro dei Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, rispondendo alla Camera, ad annunciare che non c’è tempo per varare nuovi criteri. Mancano pochi giorni al 4 maggio, data in cui l’assemblea degli azionisti (Tesoro al 95 per cento, Siae al 5) approverà il bilancio consuntivo mettendo fine formalmente al mandato del vecchio consiglio.
Giarda spiega che il governo indicherà i suoi due membri dopo gli altri sette. Come dire che Palazzo Chigi rispedisce la palla ai partiti. Si sfila dalla partita, almeno nelle sue fasi iniziali, quelle più delicate. L’effetto finale potrebbe essere una clamorosa proroga dell’attuale Cda fino alle elezioni del 2013.
“Noi non partecipiamo alla spartizione e non votiamo il consiglio”, ripete Matteo Orfini del Pd. Il rischio-caos diventa concretissimo. L’alternativa della proroga lascerebbe Viale Mazzini nelle mani del centrodestra.
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