Convegno in Parlamentto “L'Italia cambia. Cambia il giornalismo?”. Governo, giornalisti e aziende innovative riflettono sul futuro
Slittano al 2023 i tagli ai contributi diretti all’editoria. Finalmente una buona notizia dai palazzi della politica. La commissione Bilancio della Camera ha accolto, riformulandolo, l’emendamento proposto dal deputato Paolo Lattanzio (Pd). L’entrata in vigore dei tagli, e quindi la cancellazione, slitterà di ulteriori dodici mesi rispetto ai 48 fissati inizialmente. Esultano tutti, specialmente coloro che hanno a cuore le sorti della democrazia.
L’emendamento è passato con la sola astensione del M5s. L’attuale reggente del Movimento è stato il padre di una sedicente riforma che, sulla scorta del benaltrismo, avrebbe voluto letteralmente stroncare la libertà d’informazione in Italia. Ora la speranza è che si trovi il coraggio di cancellare, del tutto, quanto deciso a suo tempo dal signor Crimi Vito. Una scelta di pancia, la retorica dei “soldi pubblici” e della “casta” che è stata smentita dai fatti. E proprio durante gli Stati generali dell’Informazione. Quando l’allora governo cercava frecce al proprio arco e scoprì invece che l’Italia tanto spendacciona in realtà era tra gli ultimi in Europa sul fronte del sostegno all’informazione e ai giornali. Una circostanza poi confermata dal successore di Crimi, Andrea Martella, che lo disse chiaramente: “L’investimento pubblico nell’editoria italiano è tra i più bassi d’Europa”.
Soddisfatto l’estensore dell’emendamento, Paolo Lattanzio. Che in una nota ha spiegato: “Sono molto soddisfatto per l’approvazione del mio emendamento sulla proroga ai tagli dell’Editoria che passa da 48 a 60 mesi. Una proroga sostanziale che consentirà di arrivare alla fine di questa legislatura e magari cominciare la prossima con una nuova visione della funzione della stampa. Una misura necessaria sulla quale ho lavorato molto: in solitaria mentre ero nel M5s, e ora invece insieme a tante colleghe e colleghi del Pd”. Paolo Lattanzio ha aggiunto: Per tanto tempo si è soffiato sull’idea che i finanziamenti all’editoria fossero il male e che la stampa fosse cattiva. Invece mai come in questa situazione di pandemia è balzato agli occhi come sia importante, per fare un’informazione corretta, avere alle spalle una struttura giornalistica in grado di valutare e scegliere”.
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