Categories: Giurisprudenza

SPENDING REVIEW INIZIA ITER IN COMM. BILANCIO SENATO. IN PERICOLO LE TV LOCALI

Il decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012, recante “disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini” (ddl 3396) cosiddetto Spending review, è stato assegnato alla Commissione Bilancio in sede referente dove inizierà in settimana il suo iter. E’ atteso un ufficio di presidenza per il calendario dei lavori e la nomina dei relatori.
Con i termini spending review o expenditure review ci si
riferisce, in generale, a procedure e istituzioni legate alle decisioni,
alla gestione ed al controllo della spesa pubblica. L’analisi che viene proposta nel documento del governo è articolata in due sezioni. La sezione I (Stanziamenti per il triennio 2012-2014, articolati
per ministeri, missioni e macroaggregati) presenta una serie di tabelle
che, relativamente al triennio 2012-2014, espongono per ciascun
ministero (nella sua articolazione per missione) l’evoluzione degli
stanziamenti di competenza e le rispettive variazioni percentuali
annuali.
La seconda sezione (Stanziamenti per l’esercizio 2012, articolati per ministeri, missioni, programmi e macroaggregati) riporta un’analisi relative al bilancio di previsione per il solo esercizio 2012, in cui le
informazioni vengono organizzate per ciascuno stato di previsione, in
modo tale da esaminare gli stanziamenti di competenza dei ministeri
secondo diverse dimensioni. Per ogni ministero, le righe della tabella
mostrano le missioni assegnate e i programmi di spesa sottostanti. Le
colonne consentono di articolare lo stanziamento complessivo della
missione o del programma in termini di macroaggregato. La
riaggregazione dei capitoli di bilancio permette di presentare, per
ciascun programma, le attività connesse al funzionamento, agli
interventi, alla spesa in conto capitale; l’ultima colonna indica i
numero di centri di responsabilità amministrativa corrispondenti al programma.
Molte proteste ha suscitato la sottrazione 30 milioni di fondi pubblici alle tv locali a partire dal 2013. Singoli editori e Regioni parlano di 5000 posti a rischio e hanno chiesto al ministro dello Sviluppo di “soprassedere”.

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