La Spagna approva la Google tax. Il colosso americano dovrà “risarcire” gli editori per Google News

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spagnaL’ispirazione è chiaramente quella tedesca, ove un provvedimento similare è già stato approntato in derivazione diretta dalle polemiche inizialmente maturate nei Paesi Bassi. In Germania tutte le fonti sono state di fatto escluse da Google News, in attesa di una nuova richiesta di ammissione che esclude Google da ogni obbligo di compenso nei confronti dell’editore. In Spagna l’approccio è invece parzialmente differente: l’uso di un abstract da parte di un aggregatore è considerato una sorta di diritto, che implica però un dovere simmetrico (di natura monetaria) nei confronti della fonte del testo. La Canon AEDE è stata promossa dalla AEDE (Asociación de Editores de Diarios Españoles), ossia l’associazione che raccoglie i maggiori editori attivi in Spagna. Sebbene ancora non è chiaro quanto denaro sia in ballo, quel che è noto è che al livello formale la raccolta sarà gestita da una entità terza e i proventi con ogni probabilità saranno suddivisi tra i componenti della AEDE stessa.
Tuttavia non mancano pareri contrari sul web. Ci sono infatti molte domande degli utenti di Internet e società Internet sulla portata della censura in arrivo, in particolare sull’esercizio del diritto di nomina da aggregatori di contenuti, che non richiedono l’autorizzazione , ma generano un debito sotto forma di risarcimento equo che gli editori dovrebbero pagare per caricare contenuti. Siamo solo agli inizi, in quanto gli aggregatori di link che puntano alla fonte originale non esercitano un attività  illegale. Se un ente di gestione protetto da copyright vuole rivendicare la tassa di un aggregatore,è necessario farlo dinanzi ai giudici ordinari, come qualsiasi altro debito civile , ma non si può chiedere alla Commissione di chiudere, bloccare o annullare il dominio del sito web.
La più grande minaccia per le libertà del Copyright Act è nella sezione 158 ter , dove il procedimento dinanzi alla Seconda Sezione della Commissione sulla proprietà intellettuale è regolamentata. E sì, ci opera la censura amministrativa in tutto il suo rigore, per i seguenti motivi:

1 – Il processo può essere avviato contro ogni violazione dei diritti di proprietà intellettuale su Internet, sia che ospitano opere protette da copyright, o pubblicizzare la diffusione dello stesso da collegamenti ordinati, senza l’autorizzazione dei titolari di annunci di copyright. Chiunque  su Internet può essere segnalato , se i collegamenti sono siti web, come blog, forum, social network e wiki.

2 – Sezione II, la Commissione può adottare tutte le misure per fermare la diffusione di opere protette o link ad essi, ordinando la chiusura del reo o del suo web hosting provider, tagliando il suo finanziamento e la pubblicità e bloccando l’accesso dalla Spagna, o addirittura annullando il loro dominio.

In Italia,  una simil-Canon AEDE andrebbe ad erodere gli ultimi fragili equilibri rimasti. A quel punto sarebbe fronte contro fronte: il mondo post-cartaceo contro il mondo neo-digitale, una guerra tra poveri nel quale il legislatore detta le regole e il mercato fa da giudice ultimo. Sarebbe uno scontro forse senza precedenti e non privo di conseguenze per il futuro dell’informazione nel nostro paese, poiché in ballo vi sarebbero milioni di euro e importanti rapporti, entrambi finora sempre appannaggio dei “big” del comparto.

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