La bozza di legge depositata dal Sen. Repubblicano Lamar S. Smith lo scorso 26 ottobre prevede già un piano “B” rilasciato pochi giorni fa da un gruppo di legislatori statunitensi favorevoli ad una strategia di contrasto alla pirateria su internet che sfrutti le leggi sul commercio già in vigore negli Usa.
Tra gli autori delle proposta figurano i Senatori Darrell Issa (R-Calif.) e Ron Wyden (D-Ore.), due dei maggiori oppositori alla versione attuale del disegno di legge che dovrebbe essere discusso il prossimo 15 dicembre alla Commissione Giustizia della Camera. Tra gli emendamenti decisivi volti a modificare la strategia di contrasto alle violazioni del copyright e alla vendita di prodotti contraffatti su internet, vi sarebbe la decisione di autorizzare solo l’International Trade Commission (non più dunque il Dipartimento di Giustizia o direttamente le compagnie detentrici dei diritti di proprietà intellettuale) ad investigare e – nelle fattispecie di reato indicate dal caso – ad esercitare il proprio potere sanzionatorio. Un meccanismo che verrebbe attivato sempre dai legittimi detentori dei diritti, costituitisi parte lesa, al fine di ottenere, mediante una richiesta all’ITC, un’ordinanza del tipo “cease and desist”, volta cioè a far cessare e desistere la presunta attività illecita dei siti esteri incriminati. In particolare, ad essere presi di mira saranno quei portali che fanno dell’operazione di infringement (violazione di copyright o vendita di prodotti falsi) la propria ragion d’essere oltre che la principale fonte di lucro per sopravvivere.
La novità più rilevante del nuovo testo che potrebbe incontrare il favore degli Internet Provider e di leader del Search Engine come Google, riguarda l’assenza di strumenti di intervento come il blocco dei siti esteri via DNS (Il sistema dei nomi a dominio) e la richiesta di rimozione forzata dei link ai contenuti protetti, indicizzati nei motori di ricerca. Al contempo verrebbe garantito per entrambe le parti in causa il diritto all’ascolto e al ricorso in appello presso una corte degli Stati Uniti, una volta recepite le conclusioni dell’ITC. Qualora il giudizio dovesse poi confermare l’originale impianto accusatorio, verrebbe decretata la chiusura del sito online previo blocco dei servizi di pagamento offerti da Visa, Mastercard e Paypal per le donazioni e le inserzioni pubblicitarie.
La designazione di una corte con giurisdizione continua (capace cioè di rivedere le proprie sentenze o ordini) sarebbe uno dei vantaggi addotti dal Senatore Darrel Issa, co-autore dalla bozza di legge alternativa al Sopa. Il nuovo sistema renderebbe più facile l’intervento immediato di un giudice competente al fine di scongiurare un danno ai titolari dei diritti specie quando decine di siti mirror con lo stesso contenuto protetto possono nascere in una sola volta. La proposta alternativa al Sopa contempla inoltre l’immunità per le aziende che si attengano alle disposizioni dell’International Trade Commission.
Le contestazioni non si sono fatte certo attendere. Un collaboratore della House Judiciary Commettee ha infatti fatto presente che delegare all’International Trade Commission competenze proprie del Dipartimento di Giustizia, comporterebbe una «espansione drammatica e costosa della burocrazia federale».
Il disegno di legge alternativo dovrebbe essere oggetto di una consultazione pubblica mentre l’insofferenza verso il Sopa si acuisce sempre di più. Delle ultime ore è infatti la notizia della possibile uscita dalla Business Software Alliance di Kasperky Lab (azienda leader nell’ambito della sicurezza informatica) per il sostegno fornito dall’Associazione ad una legislazione definita “dell’era del vinile” dallo stesso Ceo e fondatore Eugene Karspersky.
Manuela Avino