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Sono mesi che le associazioni legate al mondo dell’editoria chiedono una convocazione al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Lotti per potere mettere insieme un Tavolo di discussione sulla situazione del settore in Italia, e per poter discutere sul suo futuro. Numerose associazioni, una trentina che abbracciano editori, giornalisti, distributori ed edicolanti, stanno infatti cercando di collaborare data anche “l’urgenza di trovare nell’immediato risposte concrete per le cooperative editoriali e non profit” che rischiano di dover portare i libri contabili in tribunale. A rilevarlo, in un comunicato stampa apparso sul sito della Slc Cgil (clicca qui), è la segretaria nazionale Barbara Apuzzo,
Oggi (il 30 aprile) le aziende devono chiudere i bilanci relativi al 2014, ma come aveva notato nei giorni scorsi anche la presidente della File Caterina Bagnardi (clicca qui per l’articolo) è quantomai reale il rischio che le aziende non riescano a chiudere i bilanci. Per questo motivo le varie associazioni hanno chiesto “l’invio formale delle risorse che il Governo intende impegnare, considerando che il fondo minimo per sostenere le imprese è di circa 70 milioni”. Anche la Apuzzo dichiara che senza certezze riguardo all’ammontare delle risorse che il governo mette a disposizione attraverso il dipartimento per l’Editoria la chiusura sarà inevitabile per molte realtà del settore, “determinando la perdita di centinaia di posti di lavoro e la soppressione di ulteriori presidi di democrazia, a garanzia di quel pluralismo che una legge di riforma del settore dell’editoria deve garantire”.
Il fabbisogno cui facevamo riferimento in precedenza, 70 milioni, è da intendersi sia per il 2014 che per il 2015, “cifra non impossibile da reperire, considerato che su quali interventi siano possibili si è già aperta una riflessione all’interno della commissione del dipartimento Editoria”, continua ancora la segretaria nazionale di Slc Cgil, che poi si chiede quale sia la reale volontà del Governo: “A questo punto dunque va verificata la volontà politica di procedere in direzione del risanamento e del rilancio di un settore che, lo dicevamo prima, alimenta e dà voce alla democrazia del nostro Paese, ben sapendo che tra il dire e il fare, questa volta non può esserci il mare”.
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