Sono personalità della cultura e dello spettacolo che fanno capo alla Siae, l’ente che gestisce i diritti d’autore. Ma sono anche vedove, orfani, anziani, disabili, tutti congiunti di chi in un modo o nell’altro è vissuto della propria creatività. Tante persone che si uniscono in una manifestazione organizzata presso il Teatro Lo Spazio della capitale, per denunciare quello che loro giudicano un sopruso: la chiusura di un Fondo di solidarietà che vale 87 milioni di euro, e che serviva per elargire pensioni agli iscritti.
Per capire la vicenda, facciamo un passo indietro. Il Fondo nasce perché il mestiere di autore, in campo artistico, è soggetto per natura ad alti e bassi. E non c’è un welfare previsto per questo tipo di lavoratori. Così, grazie a un’iniziativa auto-organizzata, la Siae tratteneva una quota dei proventi dei diritti per alimentare questo “tesoretto”. Scopo: garantire un piccolo assegno mensile per gli anni più difficili. In tutto, finora, ne hanno usufruito 1085 persone. Il tutto – sottolineano i promotori della protesta – in maniera totalmente autonoma, “senza chiedere – come si legge nel comunicato – nemmeno un euro allo Stato”.
La cosa però si è bloccata proprio per l’intervento pubblico: la Siae è stata commissariata, e il Fondo – giunto complessivamente a una quota di 87 milioni – chiuso. Ecco perché adesso loro, che si autodefiniscono “i mille autori”, si riuniscono: per chiedere la sospensione della delibera commissariale che ha comportato anche la chiusura della polizza assicurativa legata al Fondo, e perché la Siae torni a una gestione ordinaria. Tra i partecipanti tante sigle – dall’Anac, l’Associazione nazionale autori cinematografici, Federazione italiana artisti – e tanti personaggi noti: tra loro Valentina Amurri, Grazia Di Michele, Ugo Gregoretti, Carlo Lizzani, Michele Mirabella, Giuseppe Piccioni, Gigi Proietti.
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