Se Conte si lamenta per le (mancate) nomine Rai al M5s

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La normalizzazione dei M5s passa attraverso le lamentele di Giuseppe Conte, deluso dal fatto che nessun direttore di Tg Rai sarà nominato in “quota” post grillina. Le decisioni dell’amministratore delegato Carlo Fuortes, effettivamente, potrebbero prestare il fianco a qualche critica. Ma i Cinque Stelle, ovviamente, pensano solo ed esclusivamente ai loro interessi. E che importa se erano proprio loro a farsi alfieri, una volta, della de-lottizzazione della Rai. Come dire: la rivoluzione oggi no, domani sicuramente: intanto, però, dateci le poltrone.

La questione innanzitutto. La Rai ha confermato Gennaro Sangiuliano alla guida del Tg2. Patrizia Sala dirigerà il Tg3 mentre il Tg1 sarà affidato alla direzione di Monica Maggioni. Un passaggio che qualcuno, come Dagospia, ha definito irrituale. Mai un ex presidente Rai era “tornato” a dirigere un telegiornale. Ma sul nome di Maggioni ci sono state convergenze politiche che, in pratica, hanno messo d’accordo tutti. Tranne i Cinque Stelle, che restano fuori. E mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio tace, l’ex premier Giuseppe Conte straparla di discriminazioni e di trattamenti pessimi per il M5s da parte dei vertici Rai.

Ancora più divertente, però, è stato il post della (ex?) pasionaria Paola Taverna. Che prima ha denunciato le logiche “spartitorie” e poi si lamenta perché ne è stata espunta la “prima forza politica in parlamento”. Verrebbe da ridacchiare sul “tutti sì e noi no”. Qualcuno, dopo il clamoroso trionfo del M5s alle elezioni del marzo 2018, sorrise sotti i baffi. “Non vi preoccupate, romanizzeremo i barbari”. Non c’è stato bisogno di attendere molto. In tre anni si è passati dalla “scatoletta di tonno” alle lacrime per la mancata in Rai, passando per le lunghissime dirette dell’emergenza di Giuseppe Conte e le gesta di Rocco Casalino, le cui “idee” sulla libertà di stampa più di una polemica politica hanno sollevato.

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