SCONTRO SULLA TARANTOLA. IL PDL: NO AI “SUPER-POTERI”. RISCHIO COMMISSARIAMENTO

0
636

Pdl: «Con le deleghe operative sarebbe come chiudere il Parlamento». Monti tiene duro: possibile un decreto legge per il commissariamento. La Vigilanza voterà giovedì.
La partita sulla Rai va avanti a piccoli passi. Il cda ha votato Anna Maria Tarantola presidente del servizio pubblico. La decisione è stata quasi unanime: tutti favorevoli; solo Verro (Pdl) si è astenuto. Ma attenzione: non è ancora fatta. Il vero “scoglio” è in Commissione Vigilanza. È li che il vice direttore di Bankitalia deve avere i due terzi dei voti per essere operativa. Il che significa ottenere la fiducia di 27 parlamentari su 40. Dunque il voto in cda è stato solo una formalità. Eppure ha creato polemiche. La Tarantola non si è presentata al primo cda con i consiglieri “nuovi”. Le motivazioni? Garbo istituzionale e rispetto verso i consiglieri. Come dire: se non mi accettate non posso sedere con voi come presidente.
Ma la vera battaglia non è ancora iniziata. Le “forche gaudine” della Vigilanza sono presidiate dai consiglieri del centrodestra, che ammontano a 21 su un totale di 40.
È necessario il loro appoggio per rendere operativo il presidente. Il Pdl potrebbe anche accettare la figura della Tarantola, ma non le superdeleghe concesse da Monti.
Ricordiamo che Monti ha “corretto” lo statuto Rai dando più poteri al presidente e al dg (entrambe cariche designate dall’esecutivo).
Fino ad ieri il presidente della Rai contava poco più di un normale consigliere (il suo voto vale doppio in caso di parità). Lo stesso dg poteva solo proporre. Il vero potere esecutivo era del cda, o meglio delle sua maggioranza, ovvero dei partiti. E per evitare ciò che Monti vuole concedere dei super-poteri al presidente: decidere contratti fino a 10 milioni di euro (oggi il tetto è 2,5 e la competenza a riguardo è del solo dg); autonomia per le nomine dei direttori di tg e reti, nonché delle cosiddette “tecnostrutture”, ovvero di circa 40 figure manageriali come il capo del personale e il direttore finanziario (inoltre i consiglieri perderebbero ufficio, segretarie e autoblu, accontentandosi di un semplice gettone di presenza. Risparmio stimato: 3 milioni di euro).
Ề qui che il Pdl non ci sta. In questo modo la loro maggioranza in cda varrebbe poco o nulla (“tanta fatica per conquistarla!”). E su questo punto che monta la polemica. «Non voterei mai a favore dei poteri al presidente Tarantola perché sarebbe come chiudere il Parlamento. E se l’avesse fatto Berlusconi?», ha dichiarato Antonio Verro. Il Pdl, “raccogliendo” involontariamente il suggerimento di Di Pietro e di Beltrandi, “radicale” del Pd, ha chiesto una audizione della Tarantola in Vigilanza.
«Monti non è Napoleone e non può mettere in mora il Parlamento, vogliamo sapere cosa intende fare», dichiara il commissario Pdl, Alessio Butti. Ma la Tarantola non ci sta. E poi non sarebbe una possibilità contemplata dalla legge.
In ogni caso le intenzioni del Pdl sono chiare: limitare le deroghe operative del presidente.
Paolo Romani insiste nel ritenere «fuorilegge» i nuovi poteri dati dal governo a Tarantola e Gubitosi (e i lavori per la nomina effettiva del dg non sono ancora iniziati!). Sarebbe un «pericoloso precedente. Ben tre sentenze della Consulta assegnano al Parlamento e non al governo il ruolo di editore di riferimento della Rai. Se finisse così, un giorno Berlusconi potrebbe mettere le mani su viale Mazzini e nessuno potrebbe obiettare nulla…», ha sentenziato Gasparri. «Le mani già ce l’ha messe», ha ironizzato Vincenzo Vita, Pd.
Dunque «Il Pdl vuole continuare ad avere il controllo della struttura e delle posizioni strategiche nell’azienda. Ma Monti è determinato ad andare fino in fondo», dice uno stretto collaboratore del premier. Il che significa che si riaccende, più lucente che mai, l’ipotesi commissariamento. Bisogna precisare che questa possibilità è attualmente esclusa dal Codice Civile. È necessario che l’azienda vada in deficit per tre anni consecutivi per commissariarla. È qui che verrebbe fuori la determinazione del premier. È possibile che si proceda tramite decreto legge, o magari infilando l’ipotesi commissariamento in qualche emendamento presente in Parlamento. Inutile dire che il commissario sarebbe proprio la Tarantola. Monti può farlo e sarebbe pronto a rischiare anche la crisi. Varare il decreto significa affrontare il voto del Parlamento, porre la fiducia e correre il rischio di cadere. Oppure, di assistere alla spaccatura del Pdl», sostengono a palazzo Chigi. «Sarebbe un atto illegale e un ricatto», ha protestato Verro.
Sulla sponda opposta, ovvero al Pd e all’Udc, l’ipotesi commissario sarebbe accettata. «Se il Pdl, dopo il colpo di mano per ottenere la quarta poltrona nel cda, pensa di voler condizionare i nuovi vertici di viale Mazzini, si renderà necessario un intervento d’urgenza», ha dichiarato Roberto Rao. Inoltre se la Vigilanza bloccasse la Tarantola, sarebbe Guglielmo Rositani, il consigliere più anziano ad avere le veci del presidente. C’è chi dice che il Pdl l’abbia riconfermato proprio per sfruttare questa possibilità. E lo stesso Rositani, da buon esponente del centrodestra, ha già fatto mettere a verbale di ritenere contro la legge in vigore quello che si vuol fare in proposito dei poteri del presidente e del dg.
La Vigilanza, salvo ripensamenti, si riunirà giovedì. Sarà un ennesima battaglia per il possesso della Rai.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome